Il suo attuale incarico era al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Un settore delicato, ai più alti livelli dello strumento militare. Lo staff di quell’ufficio, infatti, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e poi le traduce in direttive tecnico-militari. Non solo, tra gli altri compiti ha anche quello di gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa e di elaborare le linee d’azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare.
Insomma, tanti dossier scottanti. Biot, 56 anni, aveva intrapreso da ragazzo la carriera militare in Marina ed era diventato sottufficiale. Poi, con un concorso interno, il passaggio tra gli ufficiali. Proprio da ufficiale del ‘ruolo speciale’ si è qualificato “guida caccia”: in gergo tecnico, quei militari addetti alle operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori. Per molti anni – proprio in seguito a questa sua specializzazione – è stato imbarcato, prima su cacciatorpedinieri poi sulla portaerei Garibaldi.
Quindi intorno al 2008 è passato allo Stato maggiore della Marina militare, presso l’ufficio stampa. Dal dicembre 2010 all’agosto 2015 ha lavorato nella sezione internazionale della Pubblica informazione del ministero della Difesa, periodo durante il quale al dicastero si sono alternati diversi ministri. Successivamente il passaggio allo Stato maggiore della Difesa, dove è approdato all’ufficio Politica militare. Sposato, Biot vive a Pomezia, vicino a Roma, ed ha quattro figli. Negli ultimi anni, sembra, aveva seri problemi familiari. Domani verrà interrogato e sarà quello il momento in cui l’ufficiale – di cui in queste ore chi lo conosce sottolinea la correttezza sempre dimostrata – darà la sua versione dei fatti.
La moglie: “Non ha tradito, era disperato per il nostro futuro”
“Mio marito non voleva fottere il Paese“. Così Claudia Carbonara, 54 anni, moglie del capitano di fregata Walter Biot, arrestato per spionaggio militare dopo essere stato sorpreso a vendere segreti militari in un parcheggio di Roma. “Ai russi ha dato il minimo che poteva dare – prosegue la donna -. Niente di così compromettente. Perché non è uno stupido. Solo che era disperato per il futuro nostro e dei figli“. Adesso, spiega la donna, “temo la gogna mediatica”. Traditore della patria? “No, lui la patria l’ha servita”.
“I soldi non bastavano per mandare avanti la famiglia”“Sì tremila euro – conferma la moglie -, ma non bastavano più per mandare avanti una famiglia con 4 figli 4 cani, la casa di Pomezia ancora tutta da pagare, 268mila euro di mutuo, 1.200 al mese. Eppoi la scuola, l’attività fisica, le palestre dei figli a cui lui non voleva assolutamente che dovessero rinunciare. Noi viviamo per i figli, abbiamo fatto sempre tanti sacrifici per loro. Niente vizi, niente lussi, attenzione, solo la vita quotidiana che però a lungo andare fa sentire il suo peso”.
La donna sostiene di non aver saputo cosa stesse facendo il marito: “Se solo me ne avesse parlato ne avremmo discusso insieme, avrei provato a dissuaderlo. Invece ha deciso tutto da solo e adesso è un giorno e mezzo che non lo vedo, davvero è a Regina Coeli? Non riesco a parlarci, non riesco nemmeno a trovargli un avvocato”.
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