Giovanni Errera, 47 anni, travolto con Francesco Valenza dalla tromba d’aria di Pantelleria, aveva un bel viso da vigile del fuoco: rassicurante, aperto. Quei volti che ti auguri di trovare sul tuo cammino, se sei un bambino che chiede aiuto o un gattino sopra un albero. La generosità di chi indossa quell’uniforme non ha mai confini. I suoi colleghi lo ricordano come uno sempre pronto a buttarsi nella mischia, pieno della passione per il suo lavoro e per la sua famiglia.
“Giovanni era un ragazzo coraggioso e tranquillo, un bravo ragazzo – dice Giovanni Rodo, capo distaccamento a Pantelleria -. Sempre sereno. Fumava una sigaretta, prendeva il caffè e un attimo dopo era pronto a partire, con la serenità di chi sa fare il suo mestiere. Non aveva problemi con nessuno, non l’abbiamo visto mai litigare, né alzare la voce. Si faceva volere bene da tutti. Ed era un uomo felice”.
“Era un papà innamorato, lo era diventato per la seconda volta – prosegue il racconto -. Aveva sistemato la casa, facendo sacrifici. La sua compagna è di Napoli e lui andava spesso a trovare i suoceri. Vivevano qui con l’amore per l’isola. Si è trovato a passare con la macchina, fuori servizio, proprio nel vortice. E’ stato scaraventato dalla forza del vento. Sono stato con lui, stanotte. Eravamo con lui e non l’abbiamo mai lasciato, lavorando sempre. Stamattina siamo al lavoro, come sempre”.
I vigili del fuoco hanno tutti la stessa faccia: quella che vorresti trovarti accanto nei momenti più difficili. Hanno pianto lacrime tremende, in una notte che non dimenticheranno. Ma adesso sono lì, con gli altri, a togliere pietre, a cercare, a sistemare. Con il casco calato sulla testa e il sorriso di Giovanni poggiato sul cuore.