Il governo presieduto da Mario Draghi sta per rivoluzionare i vertici della Difesa. Ritrova, infatti, la maggior parte di loro in scadenza. Ha già nominato il generale Luciano Portolano segretario generale della Difesa – direttore nazionale degli armamenti al posto di Nicolò Falsaperna a termine incarico. Ma ai primi di novembre scadono il capo di Stato Maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, e il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Alberto Rosso. Tutti incarichi a quattro stelle come da agosto anche quello del Covi-comando operativo di vertice interforze, lasciato da Portolano. Un’altra nomina da fare. Ma da ieri c’è una grossa novità.
La Marina al vertice della Difesa
[sc name=”pubblicit” ][/sc]Secondo una prassi consolidata nella scelta politica del vertice di Smd si segue una rotazione tra le Forze Armate. È indicata dall’acronimo EMA: Esercito, Marina, Aeronautica. L’alternanza è stata sempre rispettata con una sola eccezione alcuni anni fa. L’Aeronautica saltò il turno, il governo allora guidato da Matteo Renzi preferì l’allora capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Claudio Graziano, oggi presidente del Comitato militare dell’Unione europea, al numero uno dell’Arma Azzurra, Pasquale Preziosa. Stavolta si rischiava di far saltare la Marina. Perchè il suo capo di Stato Maggiore, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha più di 64 anni: ha superato, dunque, i 63 anni, limite del cosiddetto «servizio permanente effettivo». Secondo il COM-codice dell’ordinamento militare, articolo 1094 comma 4, «i vertici militari, se raggiunti dai limiti di età, sono richiamati d’autorità fino al termine del mandato». Poi vanno in pensione «senza possibilità di proroga o rinnovo» dice il codice.
Prassi e libertà di scelta politica
Ma la norma per nominare il capo di Smd (art. 25 del COM) prevede la scelta «tra gli ufficiali in servizio permanente di grado non inferiore a quello di generale di corpo d’armata dell’Esercito italiano, di ammiraglio di squadra della Marina militare e di generale di squadra aerea dell’Aeronautica». L’indicazione «in servizio permanente» tagliava fuori, dunque, l’attuale capo di Stato Maggiore della Marina «richiamato». In teoria, va aggiunto, basterebbe un «tre stelle» e non le «quattro stelle» luccicanti soltanto sulle spalline dei capi di Forza Armata e del segretario generale della Difesa. Ma la prassi ha sempre visto l’approdo a Smd di un ufficiale a «quattro stelle». E la prassi spesso è più forte della legge. Così, quando alla Difesa è circolata l’ipotesi di nominare a Smd un ammiraglio «soltanto» a tre stelle sono decollati facce storte, mal di pancia, lamenti e proteste. Non era mai successo, insomma: secondo alcuni non poteva e non doveva succedere.