Vaccini, le Forze dell’Ordine: “Chiarezza immediata, ci affidiamo alla scienza ma chiediamo decisioni nette”

Vaccini forze dell'Ordine

Tra le categorie che hanno ricevuto già la prima dose di Astrazeneca c’è quella delle forze dell’ordine. Secondo i dati riportati sul sito della presidenza del Consiglio, agli uomini e alle donne in divisa sono state somministrate 234.856 dosi.

Alcuni sindacati di categoria chiedono trasparenza e decisioni celeri: “Dobbiamo sapere come comportaci con il personale, con le donne in divisa che, dopo la prima dose, era ben felice di fare la seconda. Chiediamo chiarezza immediata e invieremo un documento al ministero, per tutelare donne poliziotto, che meritano massima attenzione e rispetto”, ha detto all’Adnkronos Andrea Cecchini, Segretario Generale Nazionale dell’Organizzazione Sindacale della Polizia Italia Celere. Una delle possibilità è, infatti, che l’Ema blocchi le somministrazioni per le donne under 55.

“Siamo favorevoli alla campagna vaccinale, fermo restano che c’è sempre la libertà di scelta, ma che venga fatta con un altissimo senso di responsabilità sia da parte dell’amministrazione, sia da parte dei colleghi”, conclude Cecchini.

Le immunizzazioni sono partite con Astrazeneca anche per il personale delle carceri. Dove, peraltro, negli ultimi giorni si sono registrati focolai importanti.

Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa polizia penitenziaria sottolinea, parlando con HuffPost, la necessità di correre con le immunizzazioni. Ma allo stesso tempo chiede che i dubbi vengano sciolti: “Naturalmente in una questione delicata come quella dei vaccini ci affidiamo alla scienza, ma ci aspettiamo che autorità diano indicazioni certe”. Altrimenti c’è il rischio che, nell’incertezza, qualcuno anche tra gli operatori penitenziari dica “no” alla dose. “Questi tentennamenti – aggiunge De Fazio – non aiutano e stanno producendo qualche rinuncia tra gli operatori che aveva aderito e che ora ci hanno ripensato”. Nei penitenziari, come in ogni ambiente chiuso e di ridotte dimensioni, il rischio della diffusione del virus è molto alto. “Per questo – conclude De Fazio – è necessario che la campagna vaccinale prosegua speditamente e, se possibile, abbia una regia nazionale e non regionale”.

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