Truffatore sbaglia indirizzo e citofona a casa di un poliziotto: arrestato

Quando si dice l’indirizzo sbagliato… Due finti emissari Enel – un uomo di 35 anni originario del Casertano e residente ad Acerra e un ragazzino straniero minorenne – hanno citofonato a casa di una anziana signora residente ad Albate (Como), tentando di convincerla che avrebbe dovuto cambiare il contatore della luce, pagando chissà quale obolo. In casa c’era però anche il figlio della signora, un ispettore di polizia. Risultato: il maggiore dei due, Samuele P. è finito in manette dopo avere tentato di divincolarsi e di darsela a gambe colpendo il poliziotto che provava a trattenerlo. È stato fermato dalle parti di via Acquanera, poco dopo essersela data a gambe, grazie a una volante che l’ispettore aveva provveduto nel frattempo ad avvertire.

La storia merita di essere raccontata per più di una ragione. In primis perché sia chiaro una volta per tutte che la porta di casa non va aperta a nessuno, e meno che mai a gente che sostiene di essere lì per conto dell’azienda della luce, di quella del gas, dell’acqua e via elencando.

E poi perché non si può non sorridere – sia pure in una vicenda che avrebbe potuto avere conseguenze ben poco divertenti, come sa chiunque abbia subito raggiri di questo tipo – del siparietto ricostruito ieri in tribunale a margine del processo per direttissima. Sembra infatti che questo Samuele P. e il suo complice minorenne abbiano sottoposto la padrona di casa a un fuoco di fila di domande, non avendo ancora compreso che la signora non era in casa sola: e dov’è suo marito, e dov’è il contatore, e dov’è il bagno (domanda che di solito prelude al tentativo da parte di uno dei due di allontanarsi e di mettersi a rovistare in giro). Quando l’ispettore di polizia – che stava ascoltando – ha deciso di intervenire sbucando da dietro una porta e unendosi alla conversazione, il finto addetto Enel avrebbe cercato di respingerlo: «Ma non sa che il contatore va cambiato? Non conosce la legge?».

È stato a quel punto che il poliziotto ha pensato che fosse il momento di mostrare il tesserino: «Credo di conoscerla meglio di lei». Il successivo tentativo di trattenere l’intruso per identificarlo in attesa dell’arrivo dei colleghi, è degenerato in una colluttazione e nell’arresto per resistenza e violenza. Tra l’altro, una signora residente in via Colonna ha già anche riconosciuto i due tizi come i finti addetti del gas che mercoledì le avevano scucito con l’inganno circa 300 euro, non dovuti.

La morale è sempre la stessa: non aprite agli sconosciuti. Che nessuna società che eroga servizi primari vi manda in casa il suo personale senza avervi preventivamente avvertiti.

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