Il terremoto di Amatrice, quello di Camerino, nelle Marche. E poi anche interventi in trasferta all’estero per soccorrere ovunque chi ne aveva bisogno. Una carriera brillante quella dell’ingegner Michele Pullo, direttore coordinatore speciale del comando provinciale dei vigili del fuoco di via Genova, morto nella mattinata di sabato ad Africo, in provincia di Reggio Calabria, durante un immersione in mare con il fratello.
Per Pullo, che stava trascorrendo un periodo di vacanza, non c’è stato purtroppo niente da fare nonostante i soccorsi da parte del 118, dei colleghi calabresi e anche dei carabinieri.
Tanti i messaggi di cordoglio sui social di amici e colleghi dell’ingegnere, che in passato aveva anche guidato i reparti speciali di soccorso dei vigili del fuoco come le squadre Usar, le prime a partire in caso di calamità naturali, come le due che sono appena tornate dall’alluvione a Derna, in Libia.
Nel 2016 ad Amatrice Pullo aveva salvato l’ultima persona ancora viva rimasta sotto le macerie, un ragazzo afgano di nome Sayed. Con orgoglio, durante un’intervista a Giusi Fasano sul Corriere della Sera, il funzionario dei vigili del fuoco aveva mostrato il messaggio di ringraziamento che gli era stato inviato da chi era stato estratto dai resti degli edifici in provincia di Rieti. «Guardavo quel ragazzo e pensavo: e se ci fosse mio fratello là sotto?
Noi sapevamo che suo fratello era morto ma lui è rimasto lì a sperare che non fosse così, contro ogni evidenza. E io lo capivo. Più lo guardavo più lo sentivo vicino», aveva detto, spiegando che in fondo, anche se aveva dovuto rinunciare praticamente a tutte le ferie che aveva appena cominciato quando era dovuto partire di corsa per le zone del sisma, «diamo tutti una mano quando e dove serve. Mi viene in mente ciò che ha detto il Papa: vi auguro di non lavorare.
Quattro giorni di ferie bastano – aveva sottolineato – anche perché se ci sono grandi emergenze viene spontaneo il desiderio di partire, di essere lì a darsi da fare». corriere.it