Dal 2001 gli agenti della squadra volanti (tecnicamente: ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico) della questura di Torino lavorano negli ex garage della motorizzazione civile, nel complesso che occupa il quadrilatero tra via Veglia, via Reni, via Tirreno e via Pininfarina. Una sistemazione che avrebbe dovuto essere temporanea ma che, come spesso accade, di fatto è diventata definitiva.
[sc name=”pubblicit” ][/sc]Nulla in contrario, se non che in tutto questo tempo non è stato fatto un solo intervento di miglioria e così i 350 poliziotti che vi lavorano, ma anche i cittadini che vi accedono (spesso vittime di reati, anche gravi) gli stessi criminali che vengono arrestati devono fare fronte a una situazione di estremo degrado: caldissimo d’estate e freddissimo d’inverno perché il sistema di climatizzazione è quasi sempre rotto, tre soli bagni in tutto il complesso che non vengono puliti adeguatamente, zanzare e altri insetti un po’ ovunque, sedie senza ruote e spesso che cadono a pezzi, assenza di tende ai finestroni che creano un pericoloso effetto serra (e qualche agente si è aggiustato con un metodo fai-da-te: attaccare giornali ai vetri in modo che abbassino l’intensità della luce). Senza dimenticare l’uscita-accesso delle auto in via Tirreno, troppo vicina all’incrocio con via Pininfarina e quindi pericolosa, e la presenza di una sola cella di sicurezza (anche qui in caso di due arresti gli agenti devono arrangiarsi).
“Una situazione indecorosa – dice Eugenio Bravo, segretario torinese del sindacato di polizia Siulp – che sicuramente non si addice a un servizio attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette. C’è da dire che almeno due questori hanno segnalato questa situazione a chi di dovere, ossia agli uffici dei lavori pubblici dello Stato. Ma nulla è cambiato e anzi il tempo passa e tutto peggiora. Le procedure che siamo tenuti a svolgere sono difficilissime perché lavoriamo in condizioni disumane. È una questione di condizioni di lavoro ma anche di sicurezza e decoro per chi frequenta questi uffici arrivando dall’esterno. Non è possibile che una vittima di violenza e, a volte, persino dei minori, siano costretti a rendere le loro dichiarazioni nella sporcizia e su sedie che potrebbero rompersi da un momento all’altro. Se ci trovassimo a ispezionare luoghi di lavoro di questo tipo li sanzioneremmo per tutte le violazioni”.