Tangente per superare il concorso nella Polizia Penitenziaria, 5 arresti a Napoli

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Avrebbero intascato una mazzetta da ottomila euro per far superare il concorso nella Polizia Penitenziaria a un giovane napoletano che non avrebbe potuto passare quella prova in quanto daltonico. È l’accusa che ha portato alle misure cautelari per 5 persone (2 in carcere e 3 ai domiciliari), eseguite ieri dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, nell’ambito dell’indagine condotta dal magistrato del pool anticorruzione della Procura di Napoli Mariella Di Mauro.

L’ipotesi di reato, per tutti gli indagati, è di corruzione. Il candidato, un funzionario del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e un agente della Penitenziaria sono finiti ai domiciliari, mentre per altri due poliziotti del Corpo si sono aperte le porte del carcere. L’indagine ha portato anche all’esecuzione di una serie di sequestri; si ipotizza che non si sia trattato di un singolo caso e che possano essercene altri analoghi, riconducibili allo stesso gruppo.

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Destinatari delle misure cautelari in carcere sono E. S. e M. R., sovrintendenti e coordinatori in servizio presso il provveditorato per l’amministrazione Penitenziaria, che secondo l’accusa avrebbero intascato la mazzetta da ottomila euro; ai domiciliari sono invece finiti M. P., commissario in servizio presso la direzione generale del personale del DAP a Roma, G. B., il candidato poi risultato idoneo alle prove attitudinali del concorso nonostante fosse daltonico, e N. B., che per gli inquirenti ha fatto da mediatore tra il candidato e i pubblici ufficiali. Il padre del candidato risulta indagato nel procedimento ma non è stato raggiunto da misura cautelare.

Gli investigatori della Penitenziaria hanno intercettato le conversazioni tra gli indagati e scoperto la vicenda, come l’ambientale, registrata il 5 maggio 2021 in cui M. R., E. S. e M. P. avrebbero “concordato gli interventi per agevolare i candidati nel superamento delle prove fisiche”. In un’altra conversazione avuta quel giorno, si parlerebbe “delle modalità e dei tempi per il versamento del denaro: E. S. al candidato: “…veniamo subito al dunque, senza che facciamo giri di parole… qua per questo servizio vogliono qualcosa… 8mila euro.. quattro di loro fanno 2mila euro ciascuno… questo è un treno che si deve prendere e non si può perdere…”. Dalle analisi delle chat presenti sui cellulari, inoltre, emerge che gli incontri tra gli indagati sarebbero avvenuti anche negli uffici del Tribunale di Napoli.

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