Truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico e per alcuni peculato. Sono questi i reati contestati a sette agenti del commissariato matuziano coinvolti nell’inchiesta della Procura di Imperia collegata all’arresto, avvenuto il 26 novembre scorso, del 46 enne assistente capo di polizia C. B..
I primi avvisi di garanzia agli indagati sono stati consegnati nelle ultime ore. L’indagine, coordinata dai procuratori Luca Scorza Azzarà e Lorenzo Fornace, non riguarda direttamente gli episodi contestati al poliziotto finito ai domiciliari (per le ipotesi di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio, legate ad una storia di spaccio che aveva portato all’arresto di altri tre soggetti stranieri), ma vi è collegata.
Massimo riserbo sulla vicenda da parte degli investigatori che si limitano a confermare le accuse mosse nei confronti dei poliziotti del commissariato locale. Tutti componenti della squadra di polizia giudiziaria di cui faceva parte anche il poliziotto ora ai domiciliari.
Stando a quanto trapelato, l’indagine della Squadra mobile di Imperia ruota intorno ad episodi molto simili a quelli che anni fa avevano portato il Comune di Sanremo nel tormentone mediatico nazionale, per il caso passato alla storia dei “furbetti del cartellino”. Auto di servizio utilizzate per scopi personali (come fare la spesa al supermercato) e straordinari retribuiti ma mai effettuati. Su di uno solo degli agenti del commissariato coinvolti pende anche l’accusa di ricettazione di armi e pezzi di ricambio per auto e moto.