Social: insultano i vigili urbani di Torino, il giudice proscioglie in 73

Incivili, sgarbati, sconvenienti, spregevoli, esageratamente sarcastici, ma non diffamatori. Altri invece, anche se esageratamente graffianti, hanno esercitato il legittimo diritto di critica. Che, nel suo manifestarsi, «può sconfinare in opinioni anche potenzialmente lesive dell’onore altrui, purché sorrette dal carattere dell’interesse pubblico e della continenza». In altri casi ancora non è chiaro quale fosse il soggetto oggetto della diffamazione.

Il post su Facebook
Sono le motivazioni contenute nella richiesta di archiviazione a carico di 73 indagati accusati dal comandante della polizia municipale di Torino Emiliano Bezzon di aver diffamato il corpo dei vigili. Tutto nasce da una cascata di commenti comparsi su Facebook in coda a un post, con le foto di tre agenti, pubblicato dall’avvocato Michele Scola il 23 marzo 2019. Uno sfogo, il suo, in cui il legale aveva raccontato un episodio sostenendo di essere stato vittima di un’azione «arbitraria e intimidatoria» da parte di tre agenti della municipale. Episodio per il quale aveva sporto formale denuncia. Il suo post scatenò l’astio dei leoni da tastiera nei confronti dei vigili urbani. «Io gli spaccherei la faccia», «Giustizia sulle loro famiglie», «Bisognerebbe fargli una spedizione punitiva sotto casa», «L’avrei coricato con una testa al centro della faccia», «Io li picchierei di santa ragione», «Cosa pensi di questi sgherri da quattro soldi?» hanno scritto alcuni utenti.


La querela
Sull’onda di questi commenti, alcune centinaia, il comandante Bezzon aveva deciso di sporgere querela contro un’ottantina di haters, contestando il reato di diffamazione a mezzo stampa. Secondo il pubblico ministero Laura Longo, invece, nessuno di questi atteggiamenti è configurabile come reato. Eticamente censurabili sì, ma reati no. Anzi. Il magistrato sostiene che «tutti i cittadini hanno un interesse al corretto espletamento delle funzioni degli agenti e, soprattutto, al fatto che l’esercizio dei poteri, propri di tali soggetti, sia rispettoso delle leggi e delle garanzie previste dall’ordinamento. L’avvocato Scola racconta un episodio quanto meno dubbio e idoneo a suscitare reazioni di sdegno e di rimprovero da parte dei consociati, rivolto proprio verso la modalità dell’intervento della polizia municipale, nelle persone dei tre agenti». Il gip di Torino Paola Rigonat ha accolto la richiesta della Procura e ha chiuso il caso.

La lettera di scuse
Al di là delle questioni giuridiche, rimane il fatto che molti dei commenti fossero, senza ombra di dubbio, moralmente riprovevoli. Qualcuno dei “leoni da tastiera” se n’è reso conto: così, non più sotto i riflettori dei social network, ma questa volta privatamente, ha scritto una lettere di scuse alla polizia municipale. 

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