Si erano finti carabinieri e, ai poliziotti che li avevano fermati, avevano mostrato un distintivo falso: per questo sono finiti processo. La vicenda, che risale ai primi di giugno del 2017, avvenne ad Alessandria. P. R., che all’epoca aveva 48 anni, aveva con sé un porta-distintivo in pelle nera con la scritta rossa «carabinieri» e un fregio in metallo rappresentante la fiamma dell’Arma: fermato per un controllo si era qualificato come carabiniere.
Al momento dell’identificazione, avrebbe poi minacciato uno degli agenti dicendo: «Ringrazia che non ho la pistola, altrimenti ti sparavo in bocca». Insieme a lui c’era la compagna E. A., 26 anni.
Lei, mentre i poliziotti stavano controllando l’uomo, aveva inveito pesantemente: «Domani contatto il generale e vi faccio richiamare dal Questore. Non siete capaci di fare il vostro lavoro».
La coppia è stata rinviata a giudizio e il processo si sta svolgendo davanti al giudice Andrea Amati. L’uomo, accusato di possesso di segni distintivi contraffatti e minaccia aggravata, ha chiesto la messa alla prova e per lui il procedimento è stato sospeso.
È in corso invece il filone processuale che coinvolge la donna, per oltraggio a pubblico ufficiale. In aula sono stati ascoltati anche gli agenti che intervennero in quell’occasione