Si finge 007 per amore: poliziotto finisce nei guai

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Vera sta combattendo contro una realtà che le è stata costruita attorno. Fino a qualche mese fa era convinta di essere una 007 dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). Ma era tutta una impostura ordita da un poliziotto innamorato di lei.

Vera, traduttrice toscana, era arrivata fino in Sicilia per il suo lavoro. È finita dentro un tunnel di bugie, costruite dal poliziotto e da un suo collega complice, che hanno catapultato Vera in un mondo parallelo con personaggi inesistenti. 

Come riporta larepubblica.it, la storia nasce a Siracusa ma l’informativa sui fatti arriva a tre procure, tra cui anche Roma. Vera, 38 anni, nel 2018 invia un curriculum per lavorare come traduttrice di russo e ucraino, inglese, alla Procura di Siracusa. Un poliziotto, L. S., assistente capo, legge quel curriculum e si invaghisce di Vera. Costruisce per lei una realtà con agenti segreti, colonnelli dei carabinieri e sacerdoti, operazioni antiterrorismo top secret e sette sataniche. Fino a quando anche la vittima indossa i panni di 007 dell’Aise, membro del team “Argo”, con il ruolo di “analista strategica itinerante”. Una donna chiamata a sventare attacchi terroristici, una trama da spy story.

È stata l’attrazione a scatenare la fantasia del l’investigatore che si ritaglia il ruolo di agente dell’Aise e arruola anche Vera nel falso gruppo “Argo”. Le fa credere anche di essere in un gruppo di lavoro che studia cellule terroristiche in realtà inesistenti. Lui, a un certo punto, impersona anche un sacerdote, don Giuseppe Barillà, colonnello ma pure sacerdote, conoscitore di 12 lingue. Al telefono camuffata voce, Vera casca nella rete.

L’altro componente di “Argo” è C. P., 60 anni, vice commissario, che negli anni aveva annoverato diverse operazioni contro l’immigrazione clandestina come capo del Gicic (Gruppo interforze contrasto immigrazione clandestina). Tanto da avere conquistato il soprannome di “cacciatore di scafisti”. I due poliziotti rischiano il processo per stalking e falso, dopo la chiusura delle indagini a Arezzo. 

Vera a un certo punto decide di troncare quella relazione. I poliziotti temono che venga fuori la verità. Non si aspettano che la sorella di Vera, carabiniere, li denuncia col sostegno di Bo Guerreschi, presidente dell’associazione “bont’ worry”. “La nostra assistita – spiega Bo Guerreschi – sta seguendo un percorso con un sostegno psicologico per riuscire a uscire fuori da questa vicenda. Era convinta di essere davvero una 007”.

L’assurdità che permea tutta la vicenda è anche nella presentazione alla vittima di due veri 007, uno dei servizi britannici e l’altro dell’Europol. L’incantesimo si spezza quando Vera si trasferisce a Roma per seguire per un anno un master al Casd, il massimo organo di formazione per le forze armate. La relazione si interrompe.

L’uomo si ingelosire e le installa sul telefonino un software dei servizi segreti, “Geronimo”, che cancella attività sconvenienti sul web. Lui le confessa che è proteggerla da un ex fidanzato e un’amica a capo di una setta satanica infiltrata dai russi. Tutte menzogne per tenerla sotto controllo. La denuncia rivelerà la persecuzione nei confronti di Vera e quel mondo di bugie dove era scivolata.

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