Ha tenuto male i conti per anni. Più disordinato che infedele. Facendo letteralmente sparire oltre 35mila litri di benzina e gasolio, tra schede carburante pagate dall’Arma dei carabinieri ma lasciate scadere.
Malagestione del carburante e dei lubrificanti nella contabilità dell’Arma dei Carabinieri. La Corte dei conti ha condannato un militare a risarcire l’erario con oltre 40mila euro.
Il militare, brigadiere capo dell’Arma dei Carabinieri, in servizio presso la Compagnia di Perugia con funzioni di agente contabile come capo deposito carburanti e lubrificanti, era stato citato in giudizio dalla Procura contabile “per responsabilità contabile ed amministrativa a titolo doloso, ovvero in subordine per colpa grave, relativamente al danno erariale pari a complessivi 201.779,89 euro arrecato al Ministero della Difesa in ragione della grave e sistematica incuria” nella gestione della contabilizzazione delle cedole carburanti negli anni dal 2006 al 2020.
La Procura contabile contestava un danno patrimoniale emergente per ammanchi di titoli di acquisto di gasolio e benzina rispetto alle giacenze contabili pari a euro 51.542,62; un danno da disservizio quantificato in euro 41.876,23 per i maggiori costi sostenuti dall’Arma dei Carabinieri per ristabilire il corretto andamento del servizio; un danno da interruzione del nesso sinallagmatico del contratto lavorativo pari a euro 108.361,04 calcolato nella misura del 20% delle retribuzioni lorde percepite dall’agente contabile senza garantire il rispetto di elementari regole di condotta connesse all’incarico.
I giudici contabili hanno ritenuto che “non tutta la gestione del deposito carburanti si può considerare anomala ed irregolare, poiché dalla relazione della Commissione d’inchiesta si ricava chiaramente che i problemi degli ammanchi si concentravano tutti sui buoni benzina, mentre la verifica del carico e dello scarico dei prodotti petroliferi liquidi detenuti nel deposito e nei serbatoi degli automezzi non ha presentato nessuna deficienza, neppure per pochi litri”.
Per questo la richiesta della Procura regionale “non risulta giuridicamente fondata, per cui non merita accoglimento” tranne che per la responsabilità amministrativa relativa al danno erariale pari a 42.197,88 euro (per qualcosa come 45mila litri di carburante). I
giudici hanno convalidato anche il sequestro conservativo che si converte in pignoramento nei limiti dell’importo della condanna.