Circa 30 detenuti del Reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), sono stati trasferiti, in carceri campane come Carinola (Caserta) e Ariano Irpino (Avellino), e di altre regioni, a Modena, Civitavecchia, Perugia. Si tratta di detenuti vittime delle violenze (che non tutti hanno denunciato.
La decisione è stata presa dal Dap d’intesa con la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e segue quella di sospendere 25 agenti che non erano stati attinti da misura cautelare, pur essendo indagati, e che sono rimasti a lavoro nel carcere casertano a contatto con le vittime dei pestaggi.
Le parole della garante dei detenuti Emanuela Belcuore
“Per un anno denuncianti e denunciati sono stati faccia a faccia – sottolinea la garante dei detenuti di Caserta Emanuela Belcuore – e ora si prende questa decisione nel momento in cui gli agenti coinvolti nei pestaggi sono quasi tutti in carcere, ai domiciliari o sono stati sospesi. Ora non ha più senso, anzi avrebbe avuto senso spostare gli agenti. Capische che la decisione sia stata presa per tutelare i detenuti, ma è un danno oggettivo per i loro familiari, che non possono più incontrare i propri congiunti in carcere e devono sobbarcarsi spese enormi e lunghi viaggi”. “Peraltro gli agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere sono sotto organico per cui i familiari hanno difficoltà a prenotare i colloqui”, conclude la Belcuore.
Quando un detenuto pubblicò una foto su facebook delle lesioni patite, subito dopo il 6 aprile, fu il Garante regionale Samuele Ciambriello, grazie ai social e alla segnalazioni ricevute dai familiari dei detenuti, a inviare già l’otto aprile la prima denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Minacce agli agenti
Intanto, dopo lo striscione minaccioso trovato a Roma l’altro ieri, uno striscione e un manifesto dello stesso tenore sono apparsi questa volta a Cagliari. Sul manifesto, affisso su una delle colonne del porticato di via Roma a Cagliari, tra l’altro, si legge: “Non lasciamo soli i detenuti…isoliamo le guardie”. Sullo striscione, invece, trovato nel quartiere San Michele, si legge: “Da S. Maria Capua Vetere a Uta. Non esistono mele marce. Il carcere è una tortura”.
Il provveditore reggente delle carceri della Campania Carmelo Cantone – inviato dal Dap per sostituire il provveditore Antonio Fullone, indagato per favoreggiamento e depistaggio nella vicenda – ha siglato il primo atto consigliando agli agenti di recarsi a lavoro in abiti civili e non con la divisa. Una decisione presa, secondo quanto si apprende, per tutelare i componenti del Corpo finiti al centro dell’attenzione dopo l’ “orribile mattanza” come l’ha definita il gip Sergio Enea, dell’aprile 2020.
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