Il Segretario Generale dell’USMIA Carabinieri, Carmine Caforio, lancia un allarme: “Fenomeni sociali, combinati con strumenti normativi ormai inefficaci nella tutela delle Forze dell’Ordine e nel contrasto all’illegalità, stanno favorendo il proliferare di manifestazioni criminali che, come la gramigna, infestano le nostre comunità, mettendo a dura prova il personale delle Stazioni e delle compagini Radiomobili, ormai allo stremo.”
La disaffezione verso le Stazioni dei Carabinieri e la fuga da esse è palpabile. La grave carenza organica, di mezzi e dispositivi, abbinata all’aumento demografico generato dall’endemico flusso migratorio, ha causato carichi di lavoro insostenibili.
Per fronteggiare le incessanti esigenze di servizio, i Carabinieri delle Stazioni subiscono una costante pressione gerarchica che li obbliga ad essere prontamente reperibili e lavorare in condizioni estreme, oltre le sei ore previste da contratto – spesso non documentate e non retribuite -, a saltare i pasti e a rinunciare ai riposi e alle licenze.
Le Stazioni, ultime sentinelle dello Stato, diffuse in ogni angolo del territorio, sono state indebolite da strategie inadeguate, tra cui il ‘demansionamento’ del ruolo del Comandante, un tempo figura carismatica e autorevole, oggi relegata a svolgere compiti prevalentemente burocratici.
Le assillanti disposizioni e la mancanza di tutele hanno inibito lo spirito d’iniziativa dei Carabinieri, aumentando così il timore di operare – afferma preoccupato Caforio, che aggiunge: “Gli storici avamposti di polizia sono ormai ingolfati da incombenze estranee alle loro funzioni e spesso costretti a sopperire alle carenze delle Aliquote Radiomobili, anch’esse in grave sofferenza. In territori, vasti e densamente popolati da criminali, una sola pattuglia è chiamata ad affrontare situazioni di rischio senza poter contare su alcun tipo di assistenza. Una situazione che favorisce l’allarmante fenomeno delle aggressioni alle Forze dell’Ordine, sottolineato solo pochi giorni fa anche dai Ministri dell’Interno e della Difesa”.
In questo scenario, il personale provvede da autodidatta all’aggiornamento professionale – il codice rosso ha introdotto nuove procedure, onerose e complesse, senza adeguati corsi di aggiornamento -, approvvigionandosi, a proprie spese, di strumenti per svolgere le attività di servizio.
Non è raro che i militari utilizzino persino i loro veicoli privati per compiti d’ufficio. Per non parlare poi delle condizioni in cui versano molte caserme: “Alloggi fatiscenti, impianti elettrici non a norma, servizi igienici insalubri, vitto scarso e non di rado disgustoso; fattori questi che aumentano in modo esponenziale lo stress da lavoro correlato, mettendo a rischio la salute fisica e mentale del personale”.
Caforio, infine, rivolge un accorato appello al Governo: “Se vogliamo davvero mantenere in vita l’efficienza delle Stazioni, è ora di reperire le risorse necessarie per garantire una vita dignitosa e valorizzare chi si sacrifica diuturnamente per la sicurezza del cittadino. In un’ottica di spending review, sarebbe anche il caso di valutare un piano di accorpamento delle Stazioni a forza minima, poiché i presidi con meno di 5 militari aumentano i carichi di lavoro, comportando una dispersione di Carabinieri e uno spreco di denaro pubblico”.