Salvatore Parolisi in permesso premio a 12 anni dal delitto. L’ex caporal maggiore dell’Esercito: “Tradivo spesso Melania, ma non l’ho uccisa io”

Salvatore Parolisi in permesso premio a 12 anni dal delitto. L'ex caporal maggiore dell'Esercito: "Tradivo spesso Melania, ma non l’ho uccisa io"

«Sarà dura, perché con il mio nome è un po’ così, ci sono pregiudizi». Salvatore Parolisi, l’ex caporal maggiore dell’esercito condannato per l’uccisione della moglie Melania Rea, esce dal carcere di Bollate (Milano), per un permesso premio.

La sentenza definitiva è stata di 20 anni e lui ne ha scontati 12, tenendo una condotta giudicata da “detenuto modello”. Ieri ha parlato per la prima volta da quando è stato condannato, ai microfoni della trasmissione “Chi l’ha visto?”.

L’ex caporal maggiore dell’Esercito italiano: «Fuori dal carcere sarà dura, ci sono pregiudizi»

Gli anni di carcere non sembrano averlo cambiato, sia fisicamente che caratterialmente: risponde alle domande dell’inviata Rai, Raffaella Griggi, ed è come se fosse rimasto ancorato ai giorni del delitto.

Parla di Melania, della loro vita, dei tanti tradimenti, e si sente ancora lì, pronto a ripetere che lui, «la moglie bellissima» non l’ha uccisa: «Ne ero innamorato, le davo una parte del mio stipendio perché non volevo che lavorasse». È disinvolto e allo stesso tempo disperato, è consapevole che i benefici carcerari di cui gode da quattro anni, non basteranno a cambiargli la vita.

Mai un comportamento inappropriato. I giudici lo hanno condannato oltre ogni ragionevole dubbio, sebbene l’ex militare continui a professarsi innocente. Di lui si ricordano i pianti in tv quando parlava della moglie, mentre telefonava all’amante chiedendole di mentire.

Oggi dice: «Se trovassi un lavoro potrei uscire, ma chi me lo dà un lavoro. Quando sentono il mio nome e cognome, scappano, fanno il deserto. Mi hanno dato 12 ore di permesso dopo 12 anni di carcere».

E ribadisce: «Ho tradito Melania più volte, ma non l’ho uccisa. Con Ludovica era solo una scappatella. Se avessero avuto tutte le prove, potevano darmi l’ergastolo, buttare la chiave…».In questi anni ha cercato di cambiare vita. Si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza alla Statale di Milano, ha dato sette esami. Ma non può vedere né sentire la figlia Vittoria, di cui da tempo ha perso la potestà genitoriale.

La ragazzina, che al momento dell’omicidio aveva 18 mesi, vive con i nonni materni a Somma Vesuviana e non porta più il cognome del padre. Ha ottenuto di cancellare dalla carta di identità il passato, e ora per tutti è Vittoria Rea.

Il Tribunale per i minorenni di Napoli ha motivato la decisione: «In assoluto disprezzo delle drammatiche conseguenze per la figlia, veniva dal Parolisi Salvatore uccisa la madre della minore con la figlia probabilmente in macchina, si spera addormentata».

É il 18 aprile 2011 quando Carmela Rea, detta Melania, 29 anni, madre di una bambina di 18 mesi, sparisce nel nulla in provincia di Ascoli Piceno. A denunciarne la scomparsa è il marito.

«Eravamo andati a fare una gita al Pianoro di Colle San Marco – dice al proprietario di un bar che si trovava davanti a delle giostre -. Io ero con nostra figlia alle altalene, mia moglie si è allontanata per andare in bagno e non è più tornata». Un racconto che è sembrato strano sin dal primo momento. Nella prima telefonata ai carabinieri dirà: «Se la sono pigliata». E quando cominceranno le ricerche, non parteciperà.

LE CHAT

Più tardi si verrà a sapere che ha passato le ore in caserma a cancellare dal profilo Facebook, le chat con l’amante, la soldatessa Ludovica P., gli audio concitati, le telefonate continue durante le quali insisteva per convincerla a sconfessare la loro relazione. Tutti elementi che hanno pesato sulla condanna. Secondo gli inquirenti, aveva promesso a Ludovica un futuro insieme.

Lei lo voleva presentare ai genitori. Ma c’era Melania, ostacolo alla felicità per la coppia clandestina. Il corpo della giovane donna verrà trovato dopo una telefonata anonima: «È vicino al chioschetto del Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella del Tronto».

È seminuda, sfigurata con 35 coltellate. Il marito nega tutto, anche di avere una relazione extraconiugale. Viene intercettato e i sospetti trovano conferma. Secondo l’accusa, Melania è stata aggredita alle spalle, ha cercato di fuggire ma non ci è riuscita perché stava facendo la pipì nel bosco e aveva i pantaloni abbassati. Per i giudici, il movente sarebbe da ricercare in «quell’imbuto nel quale Parolisi sarebbe stato inghiottito».

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