In preda allo sconforto, aveva deciso di farla finita. L’uomo, di Cerignola, aveva già raggiunto i binari della stazione ofantina e, nell’attesa del convoglio che avrebbe messo fine alla sua esistenza, si era preoccupato di inviare una lettera ad un amico poliziotto, in cui annunciava il suo progetto.
Ma grazie a quella lettera, tre agenti, tre “angeli” in divisa, sono riusciti a salvarlo in extremis piombando alle sue spalle e riportandolo sulla banchina mentre il treno gli sfrecciava davanti. Il fatto è successo lo scorso 1° marzo, a Cerignola. A distanza di 20 giorni, quello stesso uomo, vedovo e con tre figli, sente il bisogno di ringraziare i tre poliziotti “perché mi hanno salvato la vita e ora spero di guardare al futuro con occhi diversi e di condividerlo con le persone a me più care”, spiega.
Lo fa attraverso una lettera, che ha fatto pervenire al commissariato di Cerignola, diretto da Loreta Colasuonno. “La mattina del 1° marzo, in preda allo sconforto, mi sono recato presso la stazione ferroviaria di Cerignola per farla finita, poiché la vedevo come l’unica via di uscita. La mia ultima preoccupazione è stata avvisare il mio amico Giuseppe, in servizio presso il commissariato di Cerignola, per avvisarlo che il corpo che sarebbe stato trovato da lì a poco presso la stazione ferroviaria era il mio”, racconta.
“Lui unitamente ad altri due colleghi (Vincenzo e Roberto) mi hanno tenuto costantemente al telefono, cercando di farmi desistere dal compiere l’insano gesto e continuavano a farmi parlare distogliendo i miei cattivi pensieri. Dopo pochissimo tempo, ho visto giungere in stazione questi tre ‘angeli’ che, dopo avermi afferrato per un braccio, mi hanno riportato sulla banchina e sono rimasti con me cercando di farmi riflettere. Purtroppo io, ancora molto scosso, ho cercato nuovamente di farla finita, provando a lanciarmi sui binari all’arrivo di un convoglio” confessa.
“Loro anche questa volta mi hanno impedito di compiere l’estremo gesto e mi hanno fatto accomodare nell’autovettura di servizio e accompagnato presso il commissariato. In ufficio ho potuto riscontrare la grande umanità e professionalità che li contraddistingue. Infatti mi hanno fatto sentire come se fossi in famiglia, aiutandomi a riflettere su cosa stavo per compiere e sono riusciti anche a farmi riappacificare con la mia famiglia, che nel frattempo era giunta in commissariato molto preoccupata per la mia ingiustificata assenza. Pertanto voglio ringraziare a nome mio e di tutta la mia famiglia, i tre poliziotti – Giuseppe, Vincenzo e Roberto – e la Polizia di Stato, per avermi salvato la vita e per aver dato ai miei figli la possibilità di crescere con il loro padre”, conclude.