Il giudice chiude con l’archiviazione l’inchiesta aperta nei confronti del vice ispettore della squadra mobile che la notte fra il 3 e il 4 ottobre 2020 intervenne insieme a due colleghi in via Duomo per sventare una rapina e sparò all’indirizzo di uno dei dei due malviventi, il diciassettenne Luigi Caiafa, uccidendolo.”
La ricostruzione dell’accaduto effettuata dai pm – scrive il gip Claudio Marcopido – rende palese una classica situazione in cui l’operante ha agito secondo prudenza, perizia e in maniera proporzionata ai rischi incombenti per la propria e per l’altrui incolumità”. Il poliziotto, nella interpretazione dei magistrati, ha tenuto un atteggiamento “adeguato alle circostanze del fatto”.
Gli agenti erano intervenuti mentre Caiafa era in motorino e aveva appena rapinato tre giovani a bordo di un’auto insieme a un complice, Ciro De Tommaso (figlio dell’ex capo ultrà oggi collaboratore Gennaro detto Genny ‘ a carogna) che impugnava una pistola rivelatasi solo successivamente una “ scacciacani”.
La pattuglia aveva intimato l’alt ai rapinatori che, per tutta risposta, avevano puntato l’arma verso gli investigatori. Caiafa, che era alla guida del ciclomotore, aveva gridato al complice: “Spara, spara alle guardie” . A quel punto, il vice ispettore ha fatto fuoco tre volte con la pistola d’ordinanza. Secondo il giudice, la condotta dell’agente di polizia non ha rilievo penale perché il suo intervento era “dovuto e legittimo in presenza certa di una rapina con uso di arma” e ha agito “con professionalità e perizia”.