Raggi laser come in Star Wars: la Marina americana abbatte un drone in volo

Raggi laser letali come nei romanzi e nei film di fantascienza. Stavolta non ne sono state protagoniste le truppe imperiali di Star Wars, ma l’esercito statunitense. A farne le spese come prima cavia un drone.

Il sistema di alimentazione del velivolo è stato messo fuori uso dalla nuova tecnologia, neutralizzando quindi quella che rappresenta oggi tra le più insidiose minacce belliche per un’aeronautica militare. Il nuovo sistema si chiama Layered Laser Defense (Ldd) ed è stato sviluppato dalla Lockheed Martin, un partner storico dell’esercito statunitense sin dai tempi delle guerre mondiali e sempre all’avanguardia dal punto di vista del progresso tecnologico militare.

Principale novità riguarda la totale indipendenza dall’utilizzo di sostanze chimiche, perché è unicamente la corrente elettrica ad alimentare la nuova arma. Questo elemento in particolare permetterebbe la sua applicazione abbattendone notevolmente i costi, rispetto a quelle che erano state le tecnologie finora utilizzate.

Quarant’anni di studi

A seguito di una lunga fase sperimentale, è stata la Marina americana ad utilizzare questo tipo di laser per la prima volta su un drone, durante un test in New Mexico. Il risultato conseguito è infatti frutto di collaudi che sono stati effettuati nell’arco degli ultimi dieci anni, con le prime applicazioni sul campo dal 2014 a oggi, anche se l’idea del progetto è nata quasi 40 anni fa.

Il primo esperimento in assoluto risale al 1980, in piena Guerra Fredda. Il coinvolgimento dei composti chimici per l’applicazione del laser comportava però delle difficoltà nell’effettivo utilizzo dell’arma in un contesto bellico. Dopo le prove svolte sulla nave Uss Ponse e sulla Uss Portland, a febbraio 2022 il test decisivo. L’elemento che richiedeva la messa a punto più accurata e sulla quale si sta ancora studiando è quella relativo all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, che si occupa di individuare e puntare autonomamente i bersagli del raggio laser, rendendo l’applicazione di questa tecnologia sempre più immediata ed efficace, anche in contesti di guerra che possono richiedere tempi di risposta e reazione brevissimi.

La tecnologia israeliana

Si aprono così nuove opportunità in campo bellico, dal momento che l’arma si basa solamente sulla corrente elettrica, senza l’impiego di altre costose munizioni o di composti chimici. Una novità determinante per la sua applicazione in guerra.

Oltre ai droni, questa tecnologia può essere utilizzata anche per intercettare missili cruise e neutralizzare i Fac (Fast Attack Craft), nel caso di navi armate di cannone e missili capaci di abbattere altre imbarcazioni. Gli Stati Uniti non sono l’unico Paese a sviluppare questa tecnologia, dal momento che Israele è attualmente il Paese che in merito ha conseguito finora i maggiori progressi. Non a caso il cosiddetto «Iron Beam», arma mobile progettata dall’industria della Rafael e che si preannuncia essere l’erede del decennale «Iron Dome» anti-missile, già ampiamente utilizzato contro le minacce esterne, rappresenta una delle eccellenze dell’esercito israeliano e farà prossimamente ampio uso della tecnologia laser.

L’arma è frutto della stretta collaborazione di aziende private e del Ministero della Difesa israeliano. Il sistema, al momento prettamente difensivo, ha una gittata che va dai 4 ai 7 chilometri, ma non è escluso che nel prossimo futuro possa aprire nuovi scenari bellici, sempre più simili a quelli che gli spettatori erano abituati finora a vedere solo al cinema.

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