Le immagini parlano, e ci fanno toccare con mano la violenza di cui è capace un boss detenuto che riesce ad aggredire a mani nude, senza alcuna apparente ragione, un agente di polizia penitenziaria che lo stava accompagnando verso il cortile del carcere per l’ora d’aria. Una violenza a sangue freddo. Improvvisa. In cui ha la peggio un poliziotto dell’istituto di pena che riceve un violento gancio destro che lo centra al volto. Il detenuto è il corleonese Leoluca Bagarella, ha un centinaio di omicidi sulle spalle, compreso quello di donne e bambini.
[sc name=”pubblicit” ][/sc]Esecutore materiale di delitti eccellenti, è fra gli stragisti che hanno sostenuto e organizzato gli attentati di Falcone e Borsellino e poi quelli di Roma, Milano e Firenze, accanto ai capimafia Giuseppe Graviano e Filippo Graviano. In carcere da giugno del 1995, dopo una lunga latitanza, la sua vita è tracciata da omicidi, bombe e misteri, fra cui quello della morte di sua moglie, il cui corpo è stato fatto sparire dal boss.
Oggi, nonostante i suoi 79 anni, le immagini ci mostrano come Leoluca Bagarella è un leone che ruggisce, capace di essere brutale, prendendo a pugni un agente, proseguendo la sua ira su altri due poliziotti che intervengono subito in difesa del collega e fanno fatica a placarlo. E si vede come gli agenti in servizio in queste strutture carcerarie sono ben addestrati e preparati, e sanno come bloccare con professionalità un detenuto senza usare violenza, evitando di fargli male. Queste immagini sono allegate all’informativa di reato inviata alla procura della Repubblica di Sassari, territorio in cui ricade il carcere di Bancali dove è detenuto Bagarella, redatta un paio di mesi fa quando si è verificata l’aggressione.
Bagarella non è nuovo a questi episodi, alcuni mesi fa aveva preso a morsi un agente del Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria mentre lo stava accompagnando nella sala videoconferenza da dove avrebbe dovuto partecipare ad uno dei processi in cui è imputato. E in precedenza aveva lanciato in faccia ad un agente olio caldo. In questo modo il boss corleonese, che è stato cognato di Salvatore Riina, viene emulato da altri criminali, i quali tentato di aggredire gli agenti in carcere, che subiscono, ma non reagiscono. Il quasi ottantenne boss corleonese è strategicamente lucido, appare ancora forte come un toro, e violento come i mafiosi sanno essere. E le immagini lo dimostrano.