Porto d’Armi negato ad un Generale della GdF in quiescenza: il Tar ordina di provvedere al rilascio

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Generale della Guardia di Finanza in quiescenza si vede negare il porto d’armi, ma il TAR ordina di provvedere

Porto d’Armi e TAR – Giovanni Di Cagno, già comandante della Guardia di Finanza a Belluno e già in forze alla Direzione Investigativa Antimafia, ha visto negarsi il rinnovo del porto d’armi dalla Prefettura di Vicenza. Nonostante fosse in possesso della licenza dal 1965, la Prefettura ha emesso un preavviso di rigetto, sostenendo l’assenza di un «dimostrato bisogno» di difesa personale e non ha concluso il procedimento nonostante i solleciti.

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Tuttavia, il TAR del Veneto ha ordinato alla Prefettura di definire la pratica entro un mese, basando la decisione sulla richiesta del generale in pensione di sentirsi protetto a causa dei suoi trascorsi ruoli rilevanti nella lotta contro la criminalità organizzata.

La Richiesta del Generale Di Cagno

Nella sua richiesta, il Generale, ha sottolineato di aver sempre svolto compiti di grande rilevanza nel campo della polizia giudiziaria, tributaria e della pubblica sicurezza, e di aver ottenuto la licenza di porto d’armi per difesa personale anche durante i suoi vent’anni di quiescenza, grazie ai prefetti di Vicenza e Belluno.

Motivazioni della richiesta

Il generale ha giustificato la sua esigenza di difesa personale citando episodi frequenti di risse, rapine, furti con scasso e aggressioni nelle zone limitrofe alla sua abitazione, particolarmente contro persone anziane. Ha evidenziato inoltre che tutte le sue armi sono regolarmente denunciate e detenute nelle sue due abitazioni.

La richiesta di rinnovo, formulata un anno fa, era stata rigettata dalla Prefettura, che aveva effettuato un «attività di raccolta di informazioni d’ufficio» che non avrebbe rilevato una situazione di pericolo tale da giustificare il rinnovo. Nonostante le diffide, l’accesso agli atti è stato negato e la procedura non è stata completata, spingendo Di Cagno a ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

Porto d’Armi, la sentenza del TAR

Il TAR del Veneto ha rilevato che il termine per la conclusione del procedimento di rinnovo del porto d’armi è di 120 giorni, criticando l’inerzia della Prefettura di Vicenza. I giudici hanno dichiarato «l’illegittimità del silenzio inadempimento» e disposto che la Prefettura formalizzi un «provvedimento espresso» entro 30 giorni. In caso di «perdurante inerzia», il prefetto di Venezia o un suo delegato interverrà come commissario ad acta. Eventuali decisioni negative dovranno essere debitamente motivate.


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