Pomigliano d’Arco, bambino di 18 mesi raggiunto da un proiettile di pistola all’addome

Auto polizia
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L’episodio è avvenuto in casa nella tarda serata di venerdì. Il colpo è partito da un’arma legalmente detenuta dal nonno, istruttore di tiro. Proiettile estratto nel corso di un intervento chirurgico

Un bambino di appena un anno è mezzo è in gravi condizioni all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola all’addome. L’episodio si è verificato a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, nell’abitazione di famiglia, in via Giorgio La Pira, e la polizia è ancora impegnata per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Le indagini sono condotte dalla Squadra mobile. 

Le armi in casa

Sembrerebbe che il proiettile di pistola sia accidentalmente partito da una Beretta calibro 6,35 legalmente detenuta dal nonno, che è un istruttore di tiro. Il bambino, secondo il racconto dell’uomo, è entrato in camera da letto dove lui stava pulendo l’arma: la pistola sarebbe caduta esplodendo il colpo e ferendo all’addome il piccolo poi soccorso e portato in ospedale.

Una versione dei fatti che ora la polizia sta valutando. Il bambino è giunto nella serata di ieri, venerdì, al pronto soccorso accompagnato dai familiari e i medici hanno subito constatato le sue condizioni critiche ed è attualmente ricoverato nel reparto di Terapia intensiva. La sua prognosi, al momento, resta riservata. In una perquisizione nella casa in cui è avvenuto il ferimento gli agenti hanno ritrovato numerose armi: 11 pistole e 6 fucili.

Il bollettino dell’ospedale

«Sono stabili» le condizioni del bimbo, «ma la prognosi resta riservata». Lo riferisce in un bollettino medico l’azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon di Napoli. Il piccolo «è stato sottoposto nella notte a un delicato intervento chirurgico eseguito dall’equipe diretta dal dottor Giovanni Gaglione, direttore della Chirurgia pediatrica. L’intervento è tecnicamente riuscito e il proiettile è stato rimosso. Il piccolo è al momento ricoverato in rianimazione, affidato alle cure del direttore dell’Unità operativa, il dottor Geremia Zito Marinosci, e del personale della terapia intensiva».

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