Voleva aiutare quel ragazzo che, chiaramente fuori di sé, si stava tagliando con un coltellino. Ma è stato travolto dalla furia del giovane, un marocchino sconosciuto allo Stato di 23 anni, che è saltato addosso all’ispettore della Polfer, colpendolo alla testa e al torace, procurandogli una grossa ferita con trauma cranico e la rottura di due costole. Anche un altro poliziotto, intervenuto per soccorrere il collega, ha riportato lesioni.
È successo l’altra sera, intorno a mezzanotte e mezza, su un treno regionale diretto a Ravenna, fermo alla stazione.
Il capotreno, mentre si aggirava tra i vagoni, ha notato due giovani nordafricani in stato di semi incoscienza. Ha tentato di svegliarli, ma erano completamente alterati, non è chiaro se da alcol, sostanze o un mix di entrambi, e ha deciso di chiamare il 118 e la Polfer. Quando i sanitari sono riusciti a ‘rianimare’ i due, uno ha tirato fuori un cutter e ha iniziato a tagliarsi. L’ispettore ha allora tentato di disarmarlo, ed è partita la furia. Per placare i due marocchini, è stato necessario l’intervento di altre quattro pattuglie delle Volanti. Alla fine i due, 23 e 26 anni, sono stati arrestati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. In direttissima, l’udienza è stata rinviata al 5 agosto. E sono già liberi.
“Scommetto un caffè con chiunque – l’ironia amara del deputato della Lega, Gianni Tonelli, segretario nazionale aggiunto del sindacato di polizia Sap – che si presenteranno proprio al processo. È necessario rimettere mano con serietà alla materia: questi episodi accadono perché certe persone, che non hanno nulla da perdere, sanno che le forze dell’ordine, in Italia, sono l’anello debole della catena. Nei loro Paesi mai alzerebbero un dito contro la polizia. Ma qui si sentono impuniti. Non è più accettabile un Paese che non tutela i suoi poliziotti e che garantisce impunità ai delinquenti”.
Anche Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia, parla di un “problema diffuso di sicurezza, che si manifesta nelle aggressioni sempre più frequenti alle forze dell’ordine, a cui va la mia massima solidarietà, e nelle violenze all’ordine del giorno nei confronti di controllori e personale sui treni. E questo, malgrado non manchino i presidi della Polfer.
Il punto è sempre l’impunità, la prepotenza di chi, troppo spesso irregolare, decide di fare come vuole e viaggiare senza biglietto o creare problemi, in particolare ai capitreno donna”.
“Piena solidarietà ai colleghi Polfer sempre più spesso coinvolti in situazioni di violenza – dice Gianni Pollastri, segretario Fsp Polizia –. Una gestione lacunosa dell’immigrazione e un sistema penale affievolito nella sua funzione di deterrenza spingono chi non è incline al rispetto delle regole del vivere civile a imporsi con violenze e prepotenze nei confronti di chi deve far rispettare qualsiasi regola. Siano poliziotti, controllori, infermieri o insegnanti”. Amedeo Landino, segretario del Siulp, aggiunge: “I treni sono diventati campi di battaglia, come dimostrano le continue aggressioni al personale e alla Polfer.
Ecco perché come Siulp da tempo chiediamo giubbetti sottocamicia e taser, per fare fronte a questa deriva. Nell’episodio in questione è emersa la straordinaria professionalità degli operatori, l’equilibrio e la capacità di gestire due soggetti in forte stato di alterazione, facendone le spese. Sul tema delle aggressioni stiamo lavorando da tempo con la Fit-Cisl, condividendo la richiesta di fare accedere ai treni solo persone munite di biglietto, attraverso barriere a lettura ottica o tornelli”.
“Fino a poco tempo fa chi usava oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale poteva vedersi archiviato il reato per lieve tenuità del fatto – conclude Tonino Guglielmi, segretario del Sap –. Oggi le pene sono ancora blande e non svolgono la funzione preventiva di deterrenza. Per poter espletare la nostra funzione al meglio è indispensabile che l’ordinamento ci tuteli in modo adeguato. Invece, chi usa violenza o resistenza a pubblico ufficiale oggi non trascorre nemmeno una notte in carcere.
Per questo i nostri aggressori agiscono come se stessero partecipando a una bieca rissa. Non può essere questo il modo in cui un Paese tutela i suoi migliori servitori. Ribadiamo la necessità del taser e delle bodycam per cristallizzare il nostro operato e darne piena trasparenza”.
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