Le accuse nei suoi confronti sono gravissime. Un giovane poliziotto della Questura di Rimini è sotto indagine per aver partecipato all’esame di ammissione alla Scuola Superiore per Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza, facendosi sostituire da un’altra persona alla prova scritta.
Il suo nome compare in un’inchiesta sulle irregolarità nei concorsi pubblici tra il 2018 e il 2021, condotta proprio dalla Guardia di Finanza. Nel mirino degli investigatori sono finite oltre 50 persone, tra cui carabinieri, poliziotti e agenti della polizia penitenziaria, accusati di falso, truffa e sostituzione di persona.
Poliziotto sospeso per falso: La sospensione e il ricorso respinto
Nel febbraio 2023, il poliziotto riminese – che ha una trentina d’anni – è stato sospeso dal servizio a tempo indeterminato e senza stipendio. Dopo pochi mesi ha presentato ricorso, contestando il provvedimento e chiedendo di essere reintegrato, ma il Tar ha respinto la richiesta, con una sentenza pubblicata nei giorni scorsi.
Secondo i giudici, il reato contestato è di particolare gravità e, pur non riguardando direttamente l’attività di servizio, è incompatibile con il ruolo di agente di polizia. La sentenza sottolinea che il comportamento dell’indagato ha avuto ricadute negative sul prestigio dell’amministrazione e sull’affidabilità stessa della Polizia di Stato, entrando in evidente contrasto con i principi di moralità e rettitudine richiesti a chi indossa la divisa.
Il ritardo nel provvedimento e le motivazioni del Tar
Gli avvocati dell’agente avevano contestato non solo il merito della sospensione, ma anche i tempi del provvedimento. Il concorso incriminato risale infatti al 2019, mentre la sospensione è arrivata nel 2023, senza un’istruttoria preliminare.
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Il Tar ha rigettato anche questo punto, spiegando che la Procura ha comunicato l’avvio dell’azione penale solo il 20 gennaio 2023 e che, quindi, la sospensione del 7 febbraio è stata tempestiva. Inoltre, trattandosi di una misura cautelare, non era necessario avviare prima il procedimento disciplinare.
Una battaglia legale ancora aperta
Oltre a vedere il proprio ricorso bocciato, il poliziotto è stato condannato a pagare 2.000 euro di spese legali. I suoi difensori definiscono il provvedimento ingiusto, sottolineando che le indagini sono ancora in corso e il processo non è neanche iniziato.
La vicenda, dunque, è tutt’altro che chiusa: la battaglia legale proseguirà.