Fine aprile. Al centralino della questura di Terni arriva una telefonata. A chiamare è stato un uomo che al sovrintendente in servizio presso la sala operativa dice di volerla fare finita. Spiega anche come si sarebbe ucciso: gettandosi sotto un treno in transito alla stazione.
Il poliziotto con estremo sangue freddo comincia a parlare con l’uomo, lo tranquillizza e lo invita a sedersi al bar della stazione per raccontargli i motivi della sua decisione. I toni distesi e rassicuranti calmano l’aspirante suicida, che comincia a raccontare al poliziotto cosa gli passa per la testa e perché stava per prendere quella decisione estrema.
Mentre è al telefono, il poliziotto avverte i colleghi della squadra volante e i medici del 118 che arrivano alla stazione di Terni e individuano l’uomo: si tratta di un cinquantenne ternano, soccorso e affidato alle cure dei sanitari.
Qualche giorno dopo, è il 7 maggio, finito il turno in sala operativa, il poliziotto sta tornando verso casa. È mezzanotte e mentre passa per ponte Garibaldi, vede un uomo che oltrepassa la ringhiera per gettarsi nel fiume.
L’agente blocca l’auto, scende e riesce ad afferrare l’uomo per un braccio, mentre grida a gran voce ad un’auto in transito di fermarsi. L’automobilista si ferma, scende anche lui e insieme riescono a riportare l’uomo dall’altra parte della barriera, mettendolo in salvo.
Viene chiamato il 118 che si prende cura dell’anziano che racconta al poliziotto che lo ha salvato di avere problemi di salute che non riesce a risolvere e che per questo aveva deciso di farla finita.
Al sovrintendente, i complimenti del questore Bruno Failla per “la professionalità, la capacità di dialogo e la rapidità di intervento dimostrati che hanno permesso di salvare due vite umane”
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