Incapace di intendere e di volere e quindi non imputabile. Anche i giudici d’appello di Trieste hanno confermato il non luogo a procedere per Alejandro Stephan Meran, accusato del duplice omicidio di due poliziotti, Pierluigi Rotta, 34 anni, e Matteo Demenego, 31, uccisi in questura il 4 ottobre 2019.Un semplice fermo durante un’attività di ricerca si era trasformato in una sparatoria dentro alla questura di Trieste in cui hanno persero la vita due i due poliziotti. Meran, all’epoca 29enne, affetto da disagio psichico, era stato fermato insieme al fratello, Carlysle Stephan Meran per essere sentiti riguardo al furto di uno scooter.
L’uomo aveva sfilato l’arma e aveva sparato a bruciapelo, aveva poi provato ad aprire un’auto della polizia parcheggiata lì davanti, ma inutilmente perché la vettura era chiusa. Subito dopo erano giunti alcuni agenti che lo avevano bloccato a terra. “È stato tipo Beirut, non so quanti colpi sono stati esplosi, un’infinità. Sembrava di essere a Capodanno con i mortaretti. La cosa più brutta è stata non poter fare niente, quell’uomo sparava a vista” aveva raccontato una poliziotta che si trovava lì vicino.
Al 33enne di origine dominicana la corte ha riconosciuto il “vizio totale di mente”, ha confermato la sua permanenza in una Rems, ossia una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza dove dovrà restare per 30 anni, vista la pericolosità e la necessità di cure specifiche. La decisione accoglie la richiesta dei legali di Meran, gli avvocati Paolo e Alice Bevilacqua, che all’Adnkronos spiegano: “La sentenza si commenta da sé”.
“Siamo un po’ stanchi di sentire queste scuse: quanto è malato Meran, quanto sta male. Siamo stanchi di questa storia, però dobbiamo andare avanti e non ci resta niente altro da fare” ha detto Fabio Demenego, padre di Matteo. “È un po un ripetersi di queste udienze, prese con molta leggerezza – ha aggiunto Fabio Demenego – però i giudici sono loro. Mi auguro solo che quando un giorno servirà loro l’aiuto di un agente di polizia e si presenterà un ragazzo di 20 anni… magari ci pensano”. ilfattoquotidiano.it