Prima una donna bulgara ha minacciato gli agenti con un coltello, poi un giovane magrebino durante il fermo ha lanciato uno skateboard contro i poliziotti. Per entrambi sono scattate le manette. L’episodio è avvenuto nel pomeriggio di martedì 14 giugno in piazza Duca d’Aosta davanti alla stazione Centrale.
Gli agenti che presidiano l’area dello scalo ferroviario, guidati da funzionari del commissariato Garibaldi-Venezia sono intervenuti dopo la segnalazione di una donna in escandescenze e armata di coltello. I poliziotti si sono avvicinati e hanno cercato di convincerla a gettare l’arma poi hanno chiesto l’intervento degli agenti del Reparto mobile di Padova, in servizio alla Centrale, che l’hanno circondata con scudi e manganelli e sono riusciti a metterla a terra e disarmarla.
I video dei passanti con i telefonini
Nelle fasi concitate, riprese da diversi passanti con i telefonini, il giovane magrebino, uno degli skater di piazza Duca d’Aosta, ha scagliato la tavola contro un poliziotto ed è stato a sua volta fermato a terra e immobilizzato dagli agenti. «È veramente sconcertante ciò a cui assistiamo in mezzo alle strade.
Sempre di più, sempre peggio, sempre più inspiegabile e grave — denuncia Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp Polizia di Stato —. Sarebbe ora di tornare a lavorare intensamente per diffondere la cultura della legalità e per chiarire le idee, soprattutto alle nuove generazioni, su chi sono i nemici e chi gli amici, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, su ciò che è ammesso e ciò che non lo è. E soprattutto su cosa significa essere un poliziotto e sul perché svolgiamo questo lavoro. Nonché, ovviamente, è indispensabile stabilire pene più severe per chi aggredisce i poliziotti, per una chiara e non ambigua presa di posizione dello Stato. Perché davvero c’è gente fortemente confusa là fuori, e questo mette in pericolo tutti, noi e gli altri cittadini».
Un poliziotto ferito
L’agente ha riportato una ferita alla schiena. «Sono scene che sarebbero comiche se non fossero tragiche — conclude Mazzetti —, e che lasciano l’amaro in bocca non solo per i rischi ‘ulteriori e gratuiti’ a cui siamo continuamente esposti, ma anche perché danno la dimensione di quanto poco e male sia compreso il nostro lavoro. Ecco perché è così fondamentale che accanto ai tutori dell’ordine tutti si schierino senza se e senza ma, a cominciare dallo Stato che troppe volte non dà segnali sufficientemente chiari».