Il tasso di sovraffollamento che sta interessando i penitenziari del nostro Paese è un tema che merita di essere affrontato con tanto di soluzioni efficaci, in grado di rispondere al problema a stretto giro anche attraverso una visione di lungo termine. Il governo di centrodestra fin da subito ha affrontato la questione e ora Andrea Delmastro ha indicato la via da seguire per far fronte al boom di stranieri in carcere, partendo da un presupposto chiarissimo: la soluzione non può essere rappresentata dal classico svuotacarceri. Ecco perché il sottosegretario al ministero della Giustizia ha avanzato un’idea differente.
Il boom di stranieri in carcere
Sui 51.249 detenuti ben 17.987 sono stranieri e costano 137 euro al giorno: all’anno si tratta di 899.439.935 euro. Sono questi i numeri snocciolati dal Delmastro nell’intervista rilasciata a Il Tempo. Dati che fanno riflettere e che in maniera inevitabile richiedono una reazione puntuale, precisa, efficiente. A tal proposito ha fatto sapere di essere già al lavoro per un progetto, collegato al Piano Mattei, che prevede la possibilità di siglare accordi con i Paesi d’origine in modo che “chi è stato condannato in Italia possa scontare la pena nei penitenziari dei loro Paesi”. Nell’ambito dell’accordo in questione si cercherà di superare la volontà del detenuto.
Un intento condivisibile che però deve superare un ostacolo tutt’altro che secondario: bisogna “convincere” i Paesi d’origine ad accettare il rientro dei loro connazionali condannati in Italia. Comunque il sottosegretario si è mostrato ottimista, precisando che si punterà su un meccanismo di premialità. Dal suo canto l’Italia, ad esempio, potrebbe garantire un sostegno per la formazione di lavoratori in loco. Il che potrebbe rappresentare una delle tante possibilità per far sì che si mostrino favorevoli al rientro dei loro connazionali detenuti negli istituti penitenziari italiani.
A marzo Delmastro aveva fatto riferimento ai trattati bilaterali grazie a cui si può già procedere in questa direzione con Romania e Albania. In quell’occasione aveva anticipato la volontà di far partire una circolare affinché tutti i detenuti albanesi e romeni possano essere tradotti nella galere dei Paesi di provenienza senza il previo consenso. La posizione presa è naturale: chi ha rotto il patto di cittadinanza non deve più pesare sulle tasche dei contribuenti italiani.
Polizia Penitenziaria ed emergenza sovraffollamento
Le carceri soffrono di un sovraffollamento e al tempo stesso della carenza di personale. Il governo si sta muovendo su due binari: procedono le assunzioni dei funzionari giuridico pedagogici e ad agosto sono già entrati in servizio 1.479 uomini del 181° corso di formazione per agenti di polizia penitenziaria. “Altri 300 verranno assunti tramite lo scorrimento in graduatoria”, ha dichiarato Delmastro. Che ha puntato il dito contro “anni di disinvestimenti, flagellati dalla legge Madia”.
Un altro punto su cui intervenire riguarda i detenuti tossicodipendenti, che rappresentano circa un terzo della popolazione carceraria. Pensare che possano bastare solamente i corsi di formazione è una mera illusione. Da qui la ricetta del sottosegretario alla Giustizia, secondo cui si potrebbe far scontare la pena in una casa di cura del terzo settore.
“Magari esci disintossicato abbassando in questo modo la possibilità di recidiva”, ha concluso. Non a caso nei mesi scorsi si è discusso sull’ipotesi di spostare i detenuti tossicodipendenti nelle strutture private a loro dedicate facendo scontare la pena, ovviamente entro certi limiti, nelle comunità di cura chiuse e protette per dare a tutti la possibilità di rieducarsi. Un obiettivo raggiungibile solo con l’unione tra terzo settore, carceri e Stato. Fonte: ilgiornale.it