Sabato si è formalmente costituito a Roma l’Osservatorio Suicidi in divisa e benessere organizzativo a cura del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
Come spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE, l’istituzione dell’Osservatorio è stato sollecitato dagli oltre cento delegati nel corso dei lavori del VII Congresso nazionale del SAPPE, che si è svolto nei giorni scorsi a Tivoli, e recepisce una precisa indicazione contenuta nella relazione congressuale del leader sindacale.
Fanno parte dell’Osservatorio (che disporrà di un numero verde dedicato per tutti gli appartenenti al Corpo) anche medici, psicologi, esperti e specialisti del settore.
“Il fenomeno dei suicidi in polizia e nelle forze Armate è purtroppo ricorrente e attuale tra gli operatori. I numeri dei suicidi nelle file del Corpo di Polizia Penitenziaria sono allarmanti. Dal 1997 allo scorso marzo, i suicidi sono stati ben 168 (uno ad Alessandria alla fine degli anni Novanta, oltre a un tentativo nei primi anni 2000, ndr). Nonostante ciò, scarse o pressoché inesistenti sono state le iniziative poste in essere dal DAP e, a ricaduta, dalle singole Direzioni degli istituti e servizi penitenziari, che pure avrebbero potuto adottare iniziative autonome, per prevenire e fronteggiare queste situazioni di disagio.
Servirebbero, dunque, soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo e dei fattori di stress del Personale di Polizia Penitenziaria, favorendone il benessere organizzativo.
Penso a Caserme più confortevoli, a servizi da migliorare come la qualità e la quantità dei civi serviti nelle mense, le sale bar (lì dove esistono…), alla stipula di protocolli d’intesa per consentire agli appartenenti alla Polizia Penitenziaria lo svolgimento di attività sportive e corsi di formazione, come lingue straniere e corsi di informativa.
Ma come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, ottimale sarebbe strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria.
Considerata l’urgenza e la delicatezza della materia, sarebbe opportuno definire accordi con Centri specializzati della Asl, ai quali le colleghe ed i colleghi che vivono un particolare momento di stress possono rivolgersi in forma anonima e con ogni garanzia di privacy. Bisogna insomma lavorare sulla prevenzione, per avere adeguati strumenti normativi utili anche a superare lo scarso interesse o imbarazzo, che quasi nega un problema reale tra i vari Operatori della Sicurezza e che rappresenta il vero tabù da combattere”.
Fonte SAPPe.it