“Siamo stremati, oramai le aggressioni sono all’ordine del giorno”. E’ il grido disperato degli agenti di Polizia Penitenziaria.
La situazione delle aggressioni nelle carceri italiane, con particolare riferimento alla polizia penitenziaria, è estremamente preoccupante e richiede urgenti interventi.
Innanzitutto, il sovraffollamento carcerario è un problema critico. Le carceri italiane sono spesso sovraffollate, con una popolazione detenuta che supera la capacità prevista. Questo sovraffollamento crea tensioni all’interno delle strutture, aumentando il rischio di conflitti e violenza tra i detenuti e contro il personale penitenziario.
In secondo luogo, il numero di operatori della polizia penitenziaria è considerato insufficiente per affrontare adeguatamente le sfide di gestione delle carceri. La carenza di personale impedisce di fornire la necessaria sorveglianza e sicurezza all’interno delle carceri, mettendo a rischio la sicurezza sia dei detenuti che del personale penitenziario.
Nonostante l’emanazione della circolare che dispone il trasferimento dei detenuti che compiono azioni violente a danno di altri detenuti, degli agenti in servizio e del personale penitenziario, non sembra arrestarsi la spirale di violenza all’interno degli Istituti di pena della Penisola.
E’ solo di qualche giorno fa la notizia della terribile aggressione carcere di Pagliarelli a Palermo, dove un detenuto ha aggredito un poliziotto con tale violenza da causargli l’asportazione della milza e la frattura di diverse vertebre.
All’interno dell’istituto Piazza Lanza di Catania, invece, un agente è stato aggredito da un detenuto che secondo quanto ricostruito lo avrebbe anche afferrato per il collo tentando di strangolarlo.
Sono solo due dei molteplici episodi gravi che oramai per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria sono all’ordine del giorno.
«La verità è che i detenuti autori di aggressioni contano sull’immunità perché al massimo rischiano di essere trasferiti in un altro carcere – scrivono i sindacati di categoria – ancora una volta registriamo come l’Amministrazione penitenziaria e la politica siano lontani dai veri problemi del personale penitenziario, ad eccezione di rituali visite ed incontri in carcere»