Polizia penitenziaria agente si toglie la vita – Un tragico evento ha colpito la Polizia Penitenziaria: un agente di 36 anni, originario di Cittanova (RC) e impiegato da pochi mesi presso la Centrale Operativa Nazionale di Roma, si è tolto la vita nella notte.
Polizia penitenziaria agente si toglie la vita con la pistola d’ordinanza
L’uomo, che avrebbe dovuto assumere servizio questa mattina, si è sparato, presumibilmente con la propria arma d’ordinanza. Questo tragico gesto porta a sei il numero di suicidi tra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria dall’inizio dell’anno, con l’ultimo avvenuto pochi giorni fa a Favignana. Nello stesso periodo, si contano anche 52 suicidi tra i detenuti.
L’allarme dei sindacati di Polizia Penitenziaria
Una carneficina, una strage senza precedenti e che non può non avere, seppur fra concause diverse, un’origine comune – si legge nella nota della UILPA PoliziaPenitenziaria-.
Uno stillicidio di vite spezzate che vede il Governo inerte, capace evidentemente di varare solo decretini, forse strumentali a strategie politiche, ma non certo utili a sollevare le sorti di un sistema carcerario sempre più alla deriva, né a fermare la spirale di morte che non ha precedenti”
“Siamo di fronte ad un dramma umano, che non può essere ignorato o minimizzato – spiega l’accaduto Roberto Santini, che rappresenta Si.N.A.P.Pe (sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria) – Ogni suicidio è una sconfitta per tutti noi e un segnale di allarme che deve essere ascoltato con urgenza.
Chiediamo con forza al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo di aprire immediatamente un confronto urgente sul dramma del suicidio nel Corpo di polizia penitenziaria.
Non possiamo più tollerare che i nostri agenti, coloro che sono chiamati a garantire la sicurezza e l’ordine all’interno delle strutture penitenziarie, siano lasciati soli ad affrontare un carico emotivo e psicologico insostenibile. Occorre mettere in atto politiche concrete di prevenzione, investire in supporto psicologico e creare un ambiente lavorativo, che permetta agli agenti di esprimere il proprio disagio senza paura di ripercussioni.
È essenziale istituire un osservatorio permanente sul benessere psicologico degli agenti, che monitori e proponga interventi tempestivi e mirati. I numeri sono drammatici e inaccettabili”.
Tutti questi suicidi tra le forze armate comprese e cmq a tutti i livelli nella nostra società sono una evidente testimonianza nei fatti dell invivibilita’ della nostra epoca. Buttarla sul politico non risolve. Una cosa e certa bisogna capire se un filo conduttore lega tutti queste tragedie. La soluzione migliore non è nei psicofarmaci se fosse che fosse un problema di adattamento alla società quindi a sfondo psicologico ma di ricreare un ambiente a dimensione umana.