Polizia penitenziaria 10 agenti condannati – Non fu tortura, ma abuso di autorità contro detenuto in concorso. Non furono lesioni, ma percosse aggravate. Il reato di falso, invece, è stato confermato per i tre imputati a cui era contestato.
Lo ha deciso il GUP del tribunale di Reggio Emilia, condannando i dieci agenti della polizia penitenziaria imputati, con pene più basse rispetto a quelle richieste dalla Procura, riqualificando i reati. Le condanne variano da quattro mesi fino a un massimo di due anni, mentre la Procura aveva chiesto pene fino a cinque anni e otto mesi.
Polizia penitenziaria, 10 agenti condannati
Gli agenti erano stati processati per il pestaggio di un giovane detenuto tunisino, incappucciato, percosso e denudato il 3 aprile 2023 sotto le telecamere di sorveglianza. Durante il dibattimento, in aula è stato mostrato e ripercorso il video delle telecamere interne.
Secondo la ricostruzione accusatoria, il detenuto uscì dalla stanza del direttore dopo essere stato sanzionato per condotte che violavano il regolamento del carcere. Fu incappucciato con una federa stretta al collo, sgambettato, denudato e picchiato con calci e pugni, anche quando era in terra, e calpestato. Poi fu portato in cella di isolamento, nuovamente picchiato e lasciato nudo dalla cintola in giù per oltre un’ora, malgrado si fosse autolesionato e sanguinasse.
Le scuse del viceispettore
Durante l’udienza, il viceispettore di 46 anni ha risposto alle domande per un colpo che diede al volto del detenuto e ha ammesso di essere andato oltre il limite: “Chiedo scusa al detenuto e all’Amministrazione Penitenziaria”. Sulla presunta tortura, ha raccontato: “Ho colpito al volto il detenuto mentre era a terra, a mano aperta.
Lui era incappucciato ed era stato posizionato sul pavimento in attesa che fosse pronta la cella di isolamento. Mi sono accertato che respirasse – ha detto con riferimento al video dove lo si vede mettere la mano sotto il cappuccio – ma lui urlava e minacciava. A quel punto ho appoggiato la mia mano sul suo volto”