Ancora una suicidio di un appartenente alle Forze dell’Ordine.
Apprendiamo dall’ Osservatorio Suicidi in Divisa dell’ennesima tragedia consumata a Genova, dove un poliziotto 50 enne si è tolto la vita. L’uomo lascia la moglie ed un figlio. Sono ancora ignote le cause che hanno spinto il collega al folle gesto.
Si tratta del quarantaquattresimo caso dall’inizio dell’anno, ciò a dire che ogni cinque giorni un appartenente delle Forze armate, di Polizia o altri corpi deputati a proteggerci e garantire la sicurezza si toglie la vita: otto Carabinieri, cinque componenti della Guardia di Finanza, tre dell’Esercito e della Polizia penitenziaria, 12 poliziotti, quattro appartenenti delle polizie locali, due Vigili del Fuoco e guardie giurate, un membro dell’Aeronautica militare.
Il fenomeno dei suicidi degli appartenenti alle forze dell’Ordine è allarmante e andrebbe urgentemente approfondito. Morti misteriose, celate dal buio dell’omertà. Tra il 2001 e il 2020 i suicidi tra le Forze dell’Ordine hanno raggiunto la cifra di 891.
Già nel 2014, l’Osservatorio Epidemiologico della Difesa indicava il suicidio come terza causa di morte tra i militari, dopo incidenti e malattie. I dati sul suicidio, però, sono difficili da raccogliere, perché il ministero degli Interni e della Difesa conteggiano solo quelli avvenuti in caserma o in comando. Quelli raccolti dalle associazioni o da altre organizzazioni indipendenti, come l’Osservatorio Suicidi in Divisa, si basano, invece, su segnalazioni e fonti aperte. Ma in tanti casi la notizia del suicidio non esce dalle quattro mura di casa o della caserma, proprio per un eccessivo pudore delle famiglie, che lo ritengono un evento di cui vergognarsi.
Sono anni che seguo in ogni modo questo male che ci affligge. La verità non é solo tra le pieghe private, al contrario, è “ben altro” a rendere insopportabile tutto, anche la sfera privata che ne risente molto. Il gesto suicidario é il non voler accettare che “altri” vincano prevaricando su di te distruggendo i tuoi ideali, i tuoi valori morali, la tua dignità e la tua vita, come malevoli padroni di essa, dunque, uccidersi é dimostrare di essere ancora padroni della propria vita e decidere per sè stessi oltre a togliere così il potere a quegli “altri’ di arrecare ad essa ulteriore scempio. Questo mi fece capire un giorno un collega mentre si parlava del suicidio di un altro collega, lo stesso, un anno dopo, poi si uccise con un colpo alla testa in ufficio. Bisogna andare ben oltre.