Il servizio militare nell’Arma dei carabinieri, poi una brutta malattia che lo costringe al trapianto di midollo e il conseguente “cambio” di gruppo sanguigno: la storia di Benedetto De Sanctis è quella di un uomo che ha lottato e ha vinto la sfida più importante anche grazie alla generosità di una donatrice.
Ma tra i tanti dolori che ha dovuto affrontare, uno sembra attanagliarlo più di altri: lo smarrimento in mare, a Maiorca, della piastrina di riconoscimento all’epoca dell’esperienza militare, sulla quale era specificato il suo “vecchio” gruppo sanguigno, mutato proprio dopo il trapianto di midollo. “Aiutatemi a ritrovare il simbolo della mia prima vita”, è l’appello lanciato da De Sanctis sui social.
La piastrina di riconoscimento
“Quella che vedete nella foto è una piastrina di riconoscimento che veniva consegnata a ogni carabiniere all’atto dell’arruolamento”, scrive su Facebook l’ex carabiniere. “Riporta i dati del militare, nome, cognome, numero di matricola, data di nascita, distretto militare di appartenenza, luogo di nascita sintetizzato con il codice istat e gruppo sanguigno in caso di immediato soccorso durante il servizio. Sono sempre stato molto legato a questa piastrina che rappresentava quell’esperienza al servizio del cittadino, del Paese, delle persone e non ho mai smesso di indossarla da allora”.
La malattia e il “nuovo” gruppo sanguigno
Negli ultimi anni per De Sanctis quella piastrina ha assunto un doppio significato. “Dopo essermi ammalato nel gennaio del 2010 di una rara forma di pre-leucemia, esattamente di Mielodisplasia da cromosoma 7 e cioè una mutazione genetica che per qualche motivo cancella frammenti di Dna detti appunto cromosomi, ho dovuto sottopormi a trapianto di midollo presso l’Ospedale San Martino di Genova, precisamente nella camera sterile del padiglione 6 in cui rimasi isolato per più di 40 giorni, lontano da mia figlia Giulia di appena un anno e dalla mia famiglia appena formata. In questo frammento di tempo, il mio gruppo sanguigno è cambiato.
Non era più quello che vedete indicato in questa foto, a Rh positivo, ma è cambiato in RH 0 +”. La donatrice, una donna statunitense madre di due figli, gliel’ha lasciato “in eredità” all’atto della donazione di midollo. “Attraverso il semplice gesto del dono lei ha voluto privarsi di una parte di sé, permettendomi così di tornare alla vita”. L’ex carabiniere ha ringraziato anche l’Admo Reggio Emilia.
La piastrina persa a Maiorca
“Beh, è andata bene”, racconta ancora De Sanctis. “Tanto che la data 1º dicembre 2010, giorno dell’infusione delle cellule staminali della donatrice, io la considero la mia rinascita, il mio nuovo compleanno che celebro con mia figlia ogni anno con una semplice candela, sempre la stessa! Quindi, questa piastrina per me rappresentava ancora tantissimo di ciò che ero prima che questa generosa donatrice mi donasse non solo il suo midollo, ma anche nuove prospettive di vita e un nuovo gruppo sanguigno. Veniamo agli ultimi accadimenti: per il mio 52º compleanno ho deciso di portare mia figlia Giulia di quasi 14 anni qualche giorno al mare, a Maiorca.
Facendo i tuffi insieme, nel tratto di mare della spiaggia di Mondragò (guardando il mare sulla parte destra) proprio davanti a Ristorante Sa Font de N’Alis, il 13 aprile ho perso la mia piastrina (con catenella) a 3 o 4 metri dalla riva, non di più. L’acqua mi arrivava alla cintura. Non era un tratto profondo. Un attimo di gioia con mia figlia sulle spalle per sfidare l’acqua gelida di aprile e la piastrina si è sfilata dal collo ed è sparita. L’ho cercata per ore nella sabbia e con l’acqua ghiacciata. Una ricerca durata quasi tutta la giornata. Purtroppo il giorno dopo avevamo l’aereo per tornare a Montecchio Emilia, in provincia di Reggio Emilia, dove viviamo. Ero veramente dispiaciuto. Non dico disperato, ma quasi”.
L’appello social
Come ha fatto in altri momenti della sua vita, Benedetto ha deciso di non arrendersi. “Ho lasciato i miei dati al ristorante, forse illuso del miracolo. Sono stati gentili e li ringrazio per la cortesia e la sensibilità dimostrata in quel momento in cui devo essere apparso smarrito. Al mio rientro mi sono confidato con il mio migliore amico, Enrico Fedocci, che è un comunicatore, lui attento e partecipe alla mia vicenda da sempre, per trovare una soluzione. E lui, non ha avuto dubbi: questa vicenda è anche una storia da raccontare. Usa Facebook, magari il tam tam ti aiuterà.
È l’unico modo per lasciare una traccia a chi dovesse mai trovare la piastrina. Mi è sembrata una buona idea. Quindi, ho scritto ciò che state leggendo. Già, l’estate è alle porte e, siccome il mare prende e il mare restituisce, mi auguro che qualcuno, immergendosi nelle acque della bellissima Mondragò, la trovi e mi cerchi per riportare un oggetto che è simbolo e ricordo della mia prima vita: da carabiniere e da uomo, ma anche da persona scampata alla morte grazie alla donazione di midollo osseo da parte di una persona buona. Sarebbe davvero un mezzo miracolo ritrovarla. Ma nei sogni io ci credo. E, se così non fosse, potrò dire di avere fatto il massimo per riuscirci. Buona caccia! Io ci credo”.