Gli inquirenti stanno verificando la pista. L’agente ha denunciato il furto dello scooter dove teneva la Beretta calibro 9 poi utilizzato per scappare dopo l’esecuzione.
Fabrizio Piscitelli, «Diabolik», potrebbe essere stato ucciso con la pistola rubata a un poliziotto. La circostanza, in parte già nota, emerge dal decreto di archiviazione per i presunti mandanti del delitto, Alessandro Capriotti, Leandro Bennato e Giuseppe Molisso.
Gli accertamenti sul proiettile usato per colpire alla nuca il 56enne narcotrafficante e capo della curva laziale avevano già mostrato la sua compatibilità con un’arma in dotazione alle forze dell’ordine. Dall’atto con cui il giudice, accogliendo la richiesta dei pm, chiude le indagini a carico dei tre presunti committenti del delitto per mancanza di prove a loro carico, si risale a una pista seguita dagli inquirenti, senza che però si sia potuto trovare i necessari riscontri.
La vicenda è quella del furto denunciato da un’ispettore di polizia, dal cui scooter è stato portato via un borsello nel quale l’uomo custodiva la sua arma. Un episodio in prima lettura sospetto, avvenuto tre giorni prima dell’agguato al parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019, e per il quale sono state disposte anche intercettazioni a carico dell’ispettore per verificare la veridicità della sua versione e chiarire i dubbi su eventuali collegamenti con ambienti legati all’omicidio.
Niente in questo senso è emerso, se non la possibilità, sottolineata anche dal giudice, che l’arma adoperata dal killer «sia verosimilmente quella». Un altro mistero che resta da chiarire nella vicenda che ha riscritto gli equilibri della criminalità romana e per il quale a processo c’è il presunto esecutore materiale, Raul Esteban Calderon, che si professa innocente.