Non solo ci saranno incrementi salariali fino a 194 euro lordi al mese, ma, a differenza di quanto accaduto per medici e infermieri, si prevede anche un calcolo più favorevole delle pensioni per il personale delle Forze dell’ordine, insieme all’introduzione di polizze sanitarie per coprire le spese mediche.
Per poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco, si sta aprendo una stagione contrattuale che si propone di introdurre significative novità e risolvere questioni economiche irrisolte da anni. L’elemento più recente di questo scenario è rappresentato da un emendamento alla manovra finanziaria, firmato dal governo e appena depositato in Commissione Bilancio al Senato.
In questa prospettiva, Palazzo Chigi e il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno destinato ulteriori 105 milioni di euro, aggiuntivi al miliardo e mezzo già stanziato per gli aumenti contrattuali, all’interno dei 5 miliardi destinati all’intero comparto pubblico. Dei circa 130 milioni stanziati, 32 milioni saranno destinati nella fase di contrattazione al “salario accessorio”, con l’obiettivo dichiarato dall’emendamento di valorizzare soprattutto i servizi di natura operativa.
Straordinario Guardia di Finanza e Forze Armate
Questa allocazione finanziaria mira probabilmente a risolvere una questione di particolare rilevanza per la Guardia di Finanza e le Forze Armate, che da tempo lamentano il mancato pagamento della maggior parte delle ore di straordinario, a differenza di quanto avviene per la Polizia, in virtù di un regime diverso che si auspica venga corretto.
Riguardo allo stanziamento, si prevede l’assegnazione di un’ulteriore somma di circa 38,3 milioni di euro per la stipula di polizze assicurative che copriranno le spese sanitarie e gli infortuni supplementari. Questa iniziativa si estenderà anche a Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e alle altre Forze Armate, consentendo loro di usufruire di polizze sanitarie per soddisfare le esigenze di salute proprie e dei loro familiari a carico.
Regime previdenziale di poliziotti, carabinieri, militari e vigili del fuoco
L’aspetto forse più rilevante dell’emendamento riguarda il regime previdenziale di poliziotti, carabinieri, militari e vigili del fuoco. Per coloro che andranno (o sono già andati) in pensione dal primo gennaio 2022, è previsto un calcolo più favorevole del montante contributivo accumulato, determinando pensioni più elevate.
Questa scelta, in controtendenza con quanto fatto per altre categorie professionali come medici, infermieri, insegnanti e dipendenti degli enti locali, trova giustificazione nel fatto che i dipendenti del comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico tendono a pensionarsi in anticipo, mediamente tra i 60 e i 62 anni. Questo comporta un versamento inferiore di contributi previdenziali nel corso della loro carriera. In un contesto in cui il sistema si orienta sempre più verso un calcolo totalmente contributivo dell’assegno pensionistico, questo potrebbe tradursi in pensioni inferiori. Pertanto, l’emendamento del governo prevede l’aumento del “coefficiente di trasformazione del montante contributivo”.
Tuttavia, questa previsione rischia di rimanere al momento un impegno politico, poiché i 10 milioni di euro stanziati risultano insufficienti. Per coprire l’incremento delle pensioni fino al 2033, sarebbero necessari circa 1,7 miliardi di euro. I fondi attualmente destinati copriranno le pensioni di coloro che andranno in pensione nel 2024 e nel 2025, e il futuro rimane incerto.
D’altra parte, ci sono prospettive più concrete per gli aumenti salariali una volta che il nuovo contratto sarà firmato. Le tabelle elaborate dal Dipartimento della Funzione pubblica indicano che, a regime dal 2025, ci saranno incrementi medi di stipendio, ad esempio, di 187 euro lordi al mese per un poliziotto, 189 euro per un carabiniere, 179 euro per un poliziotto penitenziario, 194 euro per un finanziere, 172 euro per un militare dell’esercito, 189 euro per uno della marina e 192 euro per uno dell’aeronautica. Gli aumenti per i vigili del fuoco varieranno da 169 euro per i non dirigenti a oltre 400 euro per i quadri direttivi.
L’aumento dei coefficienti di trasformazione che i lavoratori dei comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico stanno per ricevere grazie all’introduzione dell’art. 65 bis inserito nel maxi emendamento alla legge di bilancio è misura gradita ma iniqua rispetto al danno derivante dall’introduzione del sistema contributivo.
Il sistema c. infatti tiene conto di due principali fattori, l’età di pensionamento (per l’applicazione del corrispondente coefficiente di trasformazione) ed il montante contributivo versato.
Con l’aumento dei coefficienti di trasformazione non si fa altro che permettere di recuperare quel gap legato ad un’età di cessazione più bassa rispetto agli altri lavoratori (misura già in vigore con il vecchio sistema retributivo, ricordate che i famosi 5 anni di supervalutazione valevano anche come maggiore pensione?).
Ciò che rimane scoperta è la metodologia di calcolo della pensione, quella parte che tiene conto dei contributi versati, che può essere colmata esclusivamente con l’avvio della previdenza complementare la cui ritardata partenza impedisce di poter costruire una rendita pensionistica.