“Le chat private dei carabinieri finite al centro dell’inchiesta relativa alla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 nel quartiere Prati a Roma, se pur risultanti deprecabili nei contenuti, vanno anche ragionevolmente contestualizzate”.
Così in una nota il segretario generale del sindacato dell’Arma dei Carabinieri Unarma, Antonio Nicolosi. “Oltre a trattarsi di conversazioni chiuse e, appunto, private tra colleghi, sono anche comprensibilmente il frutto istintivo e immediato della rabbia incontenibile per l’efferato delitto di un collega dell’Arma, difensore dell’ordine e della sicurezza pubblica, morto durante l’esercizio del suo servizio mentre effettuava un semplice controllo.
Un collega che era, oltre tutto, anche un uomo buono, per capire la cui cifra basta ricordare che aiutava spesso i senza tetto servendo i pasti alla stazione Termini e a Tiburtina. Lo scenario, dunque – continua il Segretario – è quello che vede un servitore dello Stato brutalmente, e senza alcuna proporzionalità nella reazione, ucciso da due ragazzi dediti al consumo di droga.
Le reazioni verbali dei colleghi, se pur forti e scioccanti nei toni – nessuno lo nega – vanno però anche ponderate tenendo conto dei naturali ed inevitabili sentimenti di rabbia e ingiustizia ingenerati dall’omicidio senza senso di un collega”