“Sì, ho scattato quella foto. Volevo documentare quel che stava accadendo”. Lo ha detto Silvio Pellegrini, il carabiniere sotto processo per aver fatto la foto di Christian Gabriel Natale Hjorth, uno dei due giovani americani coinvolti nell’omicidio del militare dell’Arma, Mario Cerciello Rega, avvenuto il 26 luglio 2019.
Pellegrini riprese Natale mentre questo era bendato e con le manette, braccia dietro la schiena, seduto in un ufficio della caserma di via in Selci, subito dopo l’arresto. “Quando è arrivato in caserma – ha spiegato rispondendo al pm Maria Sabina Calabretta – ci sono stati momenti concitati.
Natale era difficile da contenere, era insensibile a ogni nostro richiamo, volevamo evitare che si facesse del male da solo. Ho scattato quella foto per documentare quello che accadeva e anche per mostrare ai colleghi che non erano due magrebini”.
Pellegrini è accusato dei reati di abuso d’ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. “Nella stanza dove era tenuto Natale non sono entrato, ho fatto quella foto quando la portafinestra era aperta, l’ho scattata da fuori, dall’uscio.
Poi l’ho inoltrata nella chat ‘Reduci ex Secondigliano’, che aveva diciotto componenti, otto li conoscevo, gli altri dieci no, e non erano carabinieri che partecipavano all’indagine. Poi l’ho inoltrata anche a una chat di famiglia dove sono presenti mia moglie e due dei miei figli maggiorenni.
La foto l’ho data solo a questi due gruppi, ma non agli organi di stampa”.
E quando ha visto la foto sui giornali? “Credevo non fosse quella che avevo scattato io – ha spiegato rispondendo al difensore di Natale, l’avvocato Fabio Alonzi – Il mio telefonino si era rotto”.
Rispetto allo stato in cui era tenuto Natale, Pellegrini ha sottolineato: “Quella benda poi si è sciolta da sola. Non ho mai visto nessuno bendato, in quel momento quel mezzo di contenimento aveva lo scopo di calmarlo. Appena dopo essere entrati negli uffici cademmo a terra ed io stesso ricevetti una testata”. (askanews)