Sono state rese note le ragioni della sentenza con cui, lo scorso febbraio, è stato condannato a due mesi Fabio Manganaro, il carabiniere che ha bendato Natale Hjorth, uno dei due ragazzi americani condannati per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il ragazzo era stato fermato per l’omicidio del vicebrigadiere, ucciso con undici coltellate nella notte fra il 25 e il 26 luglio 2019 a Roma insieme all’amico Finnegan Elder Lee.
Dopo il fermo, quando è stato traferito nella caserma di via dei Selci, il ragazzo è stato bendato dal carabiniere. Come si legge nella sentenza, oggi resa nota, bendare il giovane è stata una misura non disposta dalla legge definita dal giudice come una “assoluta anomalia”. Come riportato nel documento, Manganaro avrebbe agito non per calmare il giovane (come ha sostenuto nella sua difesa), ma “al principale, se non addirittura esclusivo, scopo di tutelare i suoi colleghi”, impedendo al giovane di riconoscerli.
La condanna a due mesi: cosa c’è scritto nella sentenza
Come si legge nelle righe della sentenza, l’aver bendato Hjorth si tratta di un’assoluta anomalia: “Sull’assoluta anomalia della misura adottata dal sottufficiale imputato non possono, in concreto, nutrirsi dubbi di sorta in quanto non solo la stessa non è espressamente prevista da alcuna disposizione di legge, ma la totalità dei testi cui la relativa domanda è stata posta nel presente procedimento ha escluso, nonostante trattasi di soggetti con diversi anni di esperienza in attività di polizia giudiziaria, di aver mai proceduto o assistito al bendaggio di un fermato, procedura infatti che non rientra certo nelle prassi operative delle forze di polizia italiane’‘. Nei confronti del carabiniere, la pm Maria Sabina Calabretta aveva chiesto una condanna a tre mesi.
Il gesto per non fargli riconoscere i colleghi
Il gesto avrebbe impedito la possibilità di identificare i colleghi militari di Manganaro qualora fosse stato necessario: “Il Tribunale ritiene che Fabio Manganaro abbia posto in essere quel comportamento, comunque penalmente rilevante e per il quale non può non essere condannato, al principale, se non addirittura esclusivo, scopo di tutelare i suoi colleghi sia elidendo, già ab origine, la possibilità di pervenire successivamente a una loro identificazione (in una delle chat dei carabinieri coinvolti nelle indagini si legge infatti che Natale Hjorth ‘è stato bendato per non vedere’), sia provando a togliere ai medesimi ulteriori possibilità di porre in essere altre condotte aggressive nei confronti del fermato”.
“Nessuna relazione fra bendaggio e necessità di calmare l’imputato”
Come ha ribadito più volte Manganaro, il ragazzo sarebbe rimasto bendato dieci minuti. La scelta di coprirgli gli occhi, come si vede nella foto poi condivisa da un collega in alcune chat di Whatsapp, sarebbe stata presa con lo scopo di calmarlo: questa spiegazione, però, non è riuscita a convincere il giudice.
“Il tribunale non riesce a comprendere bene la relazione tra il bendaggio di un individuo in un contesto quale quello chiaramente emerso in dibattimento e la necessità di tranquillizzarlo – si legge nel documento – Ritenendo che, a differenza di quanto avviene per gli uccelli rapaci quando vengono privati degli stimoli visivi, un essere umano appena aggredito con quelle modalità dovrebbe, all’esatto contrario, agitarsi molto di più non potendo nemmeno vedere se qualcuno si appresta a colpirlo e da che punto arriva la minaccia (e del resto lo stesso Manganaro ha dichiarato anche di avergli coperto gli occhi … per disorientarlo)”.
“Proprio per questi motivi, se non possono non riconoscersi all’imputato, militare ampiamente stimato e ovviamente privo di pregiudizi penali, le circostanze attenuanti generiche – conclude la sentenza – Di impone l’individuazione di una sanzione prossima ai limiti edittali e individuata in quella di cui al dispositivo cui si perviene partendo da una base di mesi tre di reclusione ridotta di un terzo per le generiche”. fanpèage.it