Strage a Licata, in provincia di Agrigento.
Un uomo di 48 anni, Angelo Tardino, ha ucciso a colpi di pistola il fratello, la cognata e i figli della coppia di 11 e 15 anni. Infine si è sparato mentre era al telefono con i carabinieri, che lo avevano rintracciato e stavano cercando di convincerlo a costituirsi. È morto dopo essere stato ricoverato in «coma irreversibile» all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta.
«Il paziente è in fin di vita e non operabile. Le lesioni riportate sono gravissime e incompatibili con la vita», aveva detto il primario del reparto di Rianimazione, Giancarlo Foresta, prima del decesso.
Le vittime sono Diego Tardino, la moglie di lui, Alexandra, e i figli della coppia, Alessia e Vincenzo. Sul luogo della strage la pm Paola Vetro e il medico legale.
Teatro della strage una casa in via Riesi, alla periferia di Licata, cittadina di circa 35 mila abitanti.
L’uomo — che secondo le prime informazioni disponeva del porto d’armi, e possedeva un fucile da caccia e alcune pistole — avrebbe estratto la pistola al culmine di unalite per questioni economiche, forse per un’eredità contesa . I due fratelli gestivano insieme un’azienda agricola.
A dare l’allarme sarebbe stata la moglie dell’assassino.
Quando i carabinieri sono arrivati in via Riesi si sono trovati difronte a una scena agghiacciante. Uno dei bambini è stato trovato sotto il letto, avvolto in una coperta: non è ancora chiaro se sia stato coperto dall’assassino o se, invece, il piccolo avesse tentato di nascondersi.
La Procura della Repubblica sta coordinando le indagini.
I vicini di casa sono sotto choc. Hanno sentito prima le urla, come era già accaduto altre volte, e poi i rumori dei colpi di pistola. Il clima era teso da tempo, c’erano state altre liti, ma nulla che facesse presagire un epilogo così drammatico.