Oltraggio a pubblico ufficiale: il reato e le circostanze che determinano la possibilità di essere perseguiti penalmente

Oltraggio a pubblico ufficiale
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Reagire in un determinato modo al cospetto di determinate figure può costare una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Che cos’è l’oltraggio e cosa si rischia?

Occorre fare due premesse. La prima: si è abituati a pensare che il pubblico ufficiale sia solo l’uomo in divisa da agente di polizia o il politico (il deputato, il senatore, il ministro, il sindaco, ecc.). In realtà, non è così. L’elenco dei pubblici ufficiali è lungo ed aumenta ancora di più quando certe figure professionali svolgono il loro lavoro. Pensiamo, ad esempio, al capotreno che gestisce la corsa e passa a chiedere i biglietti. O ad un notaio, un avvocato di Stato, il primario di un ospedale. Quindi, si può rischiare l’oltraggio a pubblico ufficiale più volte di quanto si creda.

La seconda premessa, che vedremo nei dettagli tra poco, arriva da una recente sentenza della Cassazione, che ha delineato i contorni dell’oltraggio. In pratica, affinché si configuri il reato, è necessario che all’episodio incriminato assistano almeno due persone estranee alla vicenda. Altrimenti, non scatta il reato.

Vediamo a questo punto, che cos’è l’oltraggio a pubblico ufficiale, quando si verifica e cosa si rischia.

Prima di entrare nel dettaglio del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, vediamo chi può essere il destinatario dell’oltraggio. Come detto, non si tratta solo di poliziotti o ministri o giudici: è considerato pubblico ufficiale chi esercita, in generale, un potere autoritativo, cioè chi ha la facoltà di imporre il rispetto di un provvedimento della Pubblica amministrazione. Quindi, oltre alle figure che sono nell’immaginario collettivo (appunto, agenti di polizia, magistrati, ecc.), sono ad esempio pubblici ufficiali anche:

  • il controllore del treno o dell’autobus;
  • i consulenti tecnici;
  • i periti d’ufficio;
  • gli ufficiali giudiziari;
  • i membri del Parlamento;
  • i curatori fallimentari;
  • i medici dell’ospedale che rivestono un ruolo apicale (ad esempio, il primario);
  • il messo comunale;
  • gli ispettori e gli ufficiali sanitari;
  • i notai;
  • gli avvocati di Stato;
  • il sindaco, gli assessori ed i consiglieri comunali;
  • i vigili del fuoco;
  • gli insegnanti delle scuole pubbliche;
  • gli impiegati delle dogane.
  • il comandante della nave;
  • le guardie giurate (nei limiti dell’esercizio delle loro funzioni di prevenzione e repressione dei reati contro i beni mobili e immobili affidati alla loro sorveglianza).

Oltraggio a pubblico ufficiale: che cos’è?

Il Codice penale punisce «chiunque in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni» con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni, aumentata nel caso in cui l’offesa consista nell’attribuzione di un determinato fatto. A meno che questo fatto si dimostri vero ed il pubblico ufficiale venga condannato di conseguenza: a quel punto, l’offesa non è più punibile.

Il reato si estingue se, prima del processo, l’imputato ripara interamente il danno mediante un risarcimento alla persona oltraggiata e all’ente a cui appartiene il pubblico ufficiale.

Oltraggio a pubblico ufficiale: quando scatta il reato?

Quindi, affinché ci sia reato di oltraggio a pubblico ufficiale ci vuole la presenza di più persone ed occorre che l’offesa venga fatta in luogo pubblico o aperto al pubblico. Significa che se offendi un poliziotto che ti fa una multa e siete soli per strada o insulti un capotreno che ti ha sorpreso senza biglietto in un vagone vuoto, non ci sarà reato. Se, però, lo fai in un bar dove ci sono il cameriere e qualche avventore, in una carrozza dove sono presenti altre persone, in un ufficio pubblico con altri impiegati o dei cittadini in coda, allora scatta l’oltraggio a pubblico ufficiale.

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Elemento importante per considerare l’offesa come reato di oltraggio è il numero di persone che devono sentire la parola o la frase incriminata. Secondo una recente sentenza della Cassazione, affinché sussista il reato devono assistere all’offesa almeno due persone, oltre al diretto interessato. Questi due testimoni possono anche essere, a loro volta, dei pubblici ufficiali a patto, però, che si trovino sul luogo per caso (cioè che non stiano svolgendo le loro funzioni) e che le parole oltraggiose non siano rivolte a loro.

Nel caso in cui l’episodio avvenga in presenza di altri pubblici ufficiali non destinatari diretti dell’offesa, pertanto, «non può essere leso il prestigio della Pubblica Amministrazione, atteso che in tale situazione, a prescindere dall’avere investito con le offese tutti o soltanto taluno degli operanti, l’agente va a colpire la Pubblica amministrazione che sta esercitando le proprie funzioni nei suoi riguardi, di tal che l’offesa non assume la rilevanza esterna che la presenza di più persone e l’offesa al prestigio richiedono».

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