Ha detenuto armi per oltre 40 anni, essendo un ex poliziotto oggi in pensione, nonché presidente di un’associazione di cacciatori.
Ciò nonostante, la Questura di Cosenza, al momento del rinnovo della licenza di porto di fucile uso caccia, gli ha notificato un diniego, ritenendolo inaffidabile nell’uso delle armi.
Il motivo? Frequentazioni con soggetti gravati da pregiudizi di polizia.
Incredulo per essere stato etichettato come soggetto “inaffidabile” dalla stessa amministrazione che ha diligentemente servito per una vita, ritenendo di non aver mai frequentato pregiudicati, ha preso visione degli atti del procedimento, rendendosi conto che in realtà, in un solo episodio, ovvero durante una battuta di caccia, si trovava in compagnia di altri cacciatori, tra cui uno, regolarmente munito di porto d’armi, che era stato denunciato per rissa.
A questo punto l’ex poliziotto non ci ha pensato due volte e dopo essersi confrontato col suo difensore, ha proposto ricorso al TAR Calabria, per ottenere l’annullamento del diniego emesso dalla Questura di Cosenza, non sussistendo valide ragioni per negare il rilascio della licenza di caccia.
Il Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro ha ritenuto fondate le tesi difensive, che avevano messo in luce diversi profili di contraddittorietà e di difetto di istruttoria, dichiarando illegittimo il diniego espresso dalla Questura di Cosenza, che è stato quindi annullato, non essendo emersa concretamente alcuna controindicazione nel rilascio della licenza di caccia, con condanna dell’amministrazione al pagamento delle spese legali per circa 5.000€.
Ma non finisce qui, perché il Ministero dell’Interno decide di ricorrere in appello, proponendo ricorso al Consiglio di Stato.
Tuttavia, anche i magistrati di Palazzo Spada hanno sposato la tesi difensiva dell’Avvocato, rigettando l’appello proposto dall’avvocatura dello Stato per conto delle amministrazioni condannate in primo grado, che ora dovranno quindi rilasciare il porto di fucile uso caccia e pagare le spese legali.