E’ morto mio fratello. Non so come, non so quando, non so perché. Chiamo e non mi fanno sapere nulla di concreto. Ho un forte dolore nel cuore. Raccolgo i miei genitori da terra. Il dolore è troppo forte. Ora compaiono notizie sui giornali e in televisione ma a noi non dice niente nessuno”.
È straziante lo sfogo della sorella del marinaio di 21 anni della provincia di Foggia trovato senza vita, alle prime luci dell’alba del 6 agosto, a bordo della nave ‘Staffetta’ della Marina Militare, ormeggiata a Brindisi.
La famiglia chiede di conoscere la verità. Non ha avuto alcuna notizia, a parte quelle riportate dalla stampa che parlano di un colpo d’arma da fuoco e una pistola ritrovata nelle vicinanze del corpo. Le condoglianze a nome di tutta la forza armata sono arrivate con una chiamata tramite WhatsApp. Sono tanti gli interrogativi che tormentano la sorella del 21enne.
“L’ipotesi di suicidio è apparsa ovunque come la peste senza che la famiglia sapesse nulla – scrive –Il dramma non è finito con le ‘sentite condoglianze’ fatte per telefono ma continuerà ancora per molto tempo visto che nessuno ci fa sapere nulla di concreto”. La famiglia è venuta a sapere di questa ipotesi dalla televisione e dai media. “Nessuna fotografia. Nessuna informazione in più”.
Si è sentita rispondere che sarebbe stato inutile per i genitori partire per Brindisi per vedere il corpo. “Non si può”, le avrebbero detto spiegandole che avrebbero dovuto aspettare lunedì o forse anche martedì. “Io non mi sento tutelata. La mia famiglia non si sente tutelata”.
[sc name=”pubblicit” ][/sc]La famiglia è in Abruzzo, dove il giovane marinaio ha vissuto per anni. “Non chiamate ora le onoranze funebri, aspettate mercoledì. Magari decidete qui”, le avrebbero inoltre riferito.
“Cosa posso fare – è l’amaro interrogativo – per non lasciare mio fratello in questa lista della spesa dove tra le altre cose ci sono ‘avvisare la famiglia del decesso; fare le sentite condoglianze’? In tutto questo noi non siamo stati avvisati di nulla”.
Dalle parole della sorella emerge un altro elemento inquietante: “Lì quell’arma non doveva esserci”, perché il militare, volontario in ferma prefissata di un anno, “non aveva un porto d’armi” e “si teneva lontano da cose pericolose”, oltre ad avere una ragazza “con la quale erano in ballo infiniti progetti”. La famiglia, racconta sua sorella, lo ha lasciato tra “sorrisi, abbracci e tanta voglia di rivedersi dopo una licenza presa per poter festeggiare il suo ultimo compleanno. Ma la famiglia non sa cos’è successo realmente”.