Nel 2020 erogati 37 milioni a 750 persone detenute ingiustamente

Sono circa mille gli uomini e le donne che ogni anno ottengono il risarcimento dallo Stato italiano perché hanno ingiustamente trascorso del tempo in cella. Perché, dopo essere stati arrestati – a volte molto tempo dopo l’inizio delle detenzione – sono stati assolti in via definitiva.

L’associazione Errorigiudiziari.com ogni anno rielabora i dati del ministero dell’Economia, sull’ammontare dei risarcimenti che lo Stato versa a chi ingiustamente è stato in carcere. E, una volta assolto, ha chiesto alla Corte d’Appello competente i danni. Nel 2020 sono stati spesi per risarcire queste persone quasi 37 milioni di euro.

Ai quali si aggiungono 9 milioni di euro erogati per gli errori giudiziari, una cifra che corrisponde al triplo erogato per le stesse ragioni nel 2019. La differenza tra i due casi? Nel primo caso parliamo di persone che sono state sottoposte a una misura cautelare e, successivamente, assolte in via definitiva. Nel secondo, parliamo di persone condannate che poi vengono assolte in seguito alla revisione del processo. Quest’anno il risarcimento è stato riconosciuto a sedici di loro.

La media di soggetti risarciti per ingiusta detenzione è, invece, di circa mille all’anno. Nel 2020, invece, le riparazioni erogate sono state 750. Il dato potrebbe risentire dell’effetto Covid e del rallentamento delle decisioni giudiziarie. La cifra dei risarcimenti liquidati supera comunque di gran lunga la media annuale  -di 27.405.915 milioni di euro – calcolata dal 1991 al 2020. La città in cui l’anno scorso sono stati elargiti più fondi per risarcire chi aveva subito un’ingiusta detenzione è Reggio Calabria con quasi 8 milioni. Segue Catanzaro, con circa 4 milioni e mezzo. Al terzo posto c’è Palermo.

Gli errori giudiziari per i quali è stato riconosciuto il risarcimento sono 207. Di ben altro tenore le cifre  dell’ingiusta detenzione: “Dal 1992 al 2020 gli indennizzati sono stati 30.000, con spesa di 870 milioni”, ha scritto su Twitter il deputato di Azione Enrico Costa. Che ha poi aggiunto: “Paga solo lo Stato: chi sbaglia continua indisturbato la sua carriera”, ha aggiunto, riferendosi ai pm e ai giudici che, in questo caso, commettono un errore. Il parlamentare ha presentato una proposta di legge che punta a modificare proprio questo aspetto: “La prossima settimana sarà discussa alla Camera la mia proposta di legge che prevede che il provvedimento che riconosce la riparazione per ingiusta detenzione sia trasmesso automaticamente al titolare dell’azione disciplinare per le valutazioni di competenza. Inoltre si introduce una nuova e specifica ipotesi di responsabilità disciplinare per ‘chi abbia concorso, per negligenza o superficialità, anche attraverso la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare, all’adozione di provvedimenti di restrizione della libertà personale per i quali sia stata disposta la riparazione per ingiusta detenzione’”, ha spiegato in una nota. “Questo è un punto fondamentale e non formale: per tali errori finora ha pagato solo lo Stato; il magistrato che sbaglia non ne risponde. Occorre intervenire”, ha concluso.

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