Vicino, troppo vicino ai detenuti. “Lei è una di noi” diceva il capo della cosca della ‘ndrangheta di Brescia Stefano Tripodi parlando – senza sapere di essere intercettato – di suor Anna Donelli, religiosa agli arresti domiciliari da questa mattina con l’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Brescia che ha portato complessivamente ad una trentina di arresti e al sequestro di quasi due milioni di euro.
Contestati a vario titolo i reati di rapina, estorsione, usura, fatture false, traffico di armi e droga e voto di scambio.
Da tempo attiva come volontaria nelle carceri bresciane e a San Vittore – nata a Cremona, 58 anni da compiere tra pochi giorni e residente a Milano – suor Anna avrebbe messo a disposizione del gruppo criminale finito sotto la lente dell’antimafia “la propria opera di assistenza spirituale nelle case circondariali e di reclusione per veicolare messaggi tra appartenenti all’organizzazione criminale e i soggetti detenuti in carcere”.