Morire attraversando la strada, proprio lui che per anni ha “vegliato” sull’uscita da scuola dei bambini, in qualità di nonno vigile, assicurandosi che gli alunni arrivassero sani e salvi sul ciglio opposto. Una beffa del destino per Bruno Zanon, il 79enne falciato ieri mattina, sabato 7 agosto, a Casale sul Sile (Treviso), nella centralissima via Roma.
Una beffa doppia considerato che per anni ha indossato la divisa della Polizia Locale a Casale prima, poi Roncade e infine Casier.
La sicurezza sulla strada ha fatto parte del suo lavoro per anni. Ieri invece il tragico beffardo epilogo in pieno centro, sulla Jesolana, la pericolosa provinciale che taglia il paese.
[sc name=”pubblicit” ][/sc]Il corpo steso a terra, coperto da un lenzuolo bianco, a pochi passi dalle strisce pedonali. Accanto la Citroen che lo ha falciato. È l’immagine della tragedia che ieri mattina ha sconvolto la comunità in cui Bruno, sposato e padre di due figli, era molto stimato per il suo carattere cordiale e il grande impegno profuso nel mondo del volontariato: come nonno vigile appunto e all’interno dell’Auser. A nulla sono serviti i lunghi tentativi di rianimazione dei concittadini prima e dei sanitari poi: il pensionato non ce l’ha fatta. Troppo gravi le ferite provocate dall’impatto. Soprattutto quella alla testa, da cui il sangue usciva copioso rigando l’asfalto.
Alle 10.45 Zanon ha attraversato la strada di fronte alle onoranze funebri Dotto. Una sorta di presagio funesto. Lì le strisce ci sono ma saranno le indagini ad accertare se abbia calpestato le zebre oppure no. L’unica cosa certa è che in quei pochi passi il 79enne ha trovato la morte, centrato in pieno dall’auto che sopraggiungeva da Quarto d’Altino. Al volante della Citroen c’era G. L., 75enne del posto.
Secondo le prime sommarie ricostruzioni, Zanon si sarebbe accorto di una prima auto che viaggiava in direzione Treviso ma non della Citroen subito dietro. La vittima ha battuto la testa sul parabrezza e poi sull’asfalto. La prima ad accorrere è stata Monica Zanetti, dipendente dell’impresa funebre. «Ho sentito il botto e un forte grido. Sono corsa fuori insieme alla mia collega. L’anziano era steso a terra, perdeva molto sangue. Non rispondeva ma aveva qualche sussulto mentre gli parlavo e lo accarezzavo – racconta ripercorrendo quegli attimi concitati -. Ho chiamato subito il 118. Nel frattempo sono arrivate altre persone tra cui una ragazza che era in grado di praticare il massaggio cardiaco». Non c’era più respiro né battito. Nella disperata staffetta per cercare di salvare la vita al 79enne si sono alternati anche un carabiniere fuori servizio e un’infermiera.
Bruno, cordiale e sempre pronto a mettersi al servizio della comunità: chi lo conosceva lo descrive così.