La corte d’assise di Pisa ha condannato per omicidio volontario in concorso gli ex caporali della Folgore, Alessandro Panella a 26 anni, e Luigi Zabara a 18 anni, per la morte di Emanuele Scieri, il parà di leva trovato cadavere nella caserma Gamerra il 16 agosto 1999. Entrambi sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni. La sentenza è stata letta dopo le 16.
“Aspettiamo queste ore, dovrebbero essere ormai quelle decisive”, aveva detto poco prima del verdetto Francesco Scieri, fratello di Emanuele. Nell’udienza di ieri mattina sono state ascoltate tre donne inserite nella lista testi del pm.
La loro testimonianza sembra aver suffragato gran parte dell’impianto accusatorio vista la pesantezza delle condanne. Le tre, tra il 13 e il 16 agosto del 1999, giorni intercorsi tra la scomparsa ed il ritrovamento del corpo di Scieri ai piedi di una torretta per il prosciugamento dei paracadute all’interno della caserma Gamerra, si trovavano in vacanza a Pisa dove avevano trascorso alcune serate in compagnia di un militare che era in caserma e che, a sommarie informazioni, riferì di aver visto gli ex caporali imputati ancora svegli in giro per la caserma nella notte in cui presumibilmente scomparve e morì Scieri di cui poi fu trovato il cadavere alla base della torretta per il prosciugamento dei paracadute.
I due ex caporali della Folgore accusati di omicidio volontario, Alessandro Panella e Luigi Zabara, erano finiti sotto inchiesta nel 2018, con una svolta nelle indagini della procura di Pisa e dopo che già la commissione parlamentare d’inchiesta aveva concluso che Scieri non si era suicidato. Per la procura, infatti, l’ex parà di leva sarebbe rimasto vittima di atti di nonnismo.
Morte del parà Scieri: le condanne
Coinvolto nei fatti anche un sottufficiale, Andrea Antico che nel novembre 2021, era stato processato con rito abbreviato, ed assolto dal gup. Panella e Zabara, invece, hanno scelto il rito ordinario.
Alla lettura della sentenza Francesco Scieri si è commosso ed ha iniziato a piangere. Dei due imputati, presente in aula solo Zabara. La notizia della condanna è stata comunicata al telefono dagli avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari, legali di parte civile della famiglia di Emanuele Scieri, alla madre Isabella Guarino, che pure è scoppiata a piangere.
La Corte ha accolto la richiesta di risarcimento del danno da liquidare in separata sede civile alla famiglia Scieri: i giudici hanno riconosciuto il ministero della Difesa responsabile in solido con i due condannati e allo stesso tempo al ministero è stato riconosciuto un danno cagionato da Panella e Zabara.
Il caso Scieri era stato riaperto nel 2017 dalla Procura pisana guidata allora dal procuratore capo Alessandro Crini. Lo scorso 3 marzo Crini, da poche settimane in pensione, durante la requisitoria aveva chiesto 24 anni per Panella e 21 per Zabara. Nella richiesta di condanna, la Procura aveva riconosciuto la sussistenza di circostanze attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dei futili motivi. I due imputati, che si sono sempre dichiarati innocenti, tramite i loro avvocati, faranno ricorso contro la sentenza di condanna.
Secondo la ricostruzione della Procura, i due imputati, con il terzo commilitone Andrea Antico (assolto con rito abbreviato in primo grado, è pendente l’appello), la sera del 13 agosto del 1999, dopo averlo fatto spogliare e dopo averlo picchiato, avrebbero obbligato Emanuele Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracaduti e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita. Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali, procurandogli così la morte: da qui la contestazione di omicidio volontario, perché l’ipotesi di omicidio preterintenzionale si è prescritto nell’agosto 2017. Secondo le perizie, il giovane morì dopo qualche ora di agonia ed un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo.
Nella requisitoria, il procuratore Crini e il sostituto procuratore Sisto Restuccia avevano ricostruito anche il clima di nonnismo dell’epoca ed hanno chiamato in causa le responsabilità dei dirigenti della caserma che avrebbero coperto il fatto. Le difesa degli imputati, gli avvocati Andrea Cariello, Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini, hanno sempre contestato la ricostruzione della Procura, dichiarando l’estraneità dei loro assistiti alle contestazioni perché innocenti. Le parti civili, che rappresentano la madre e il fratello di Scieri, hanno seguito tutto il processo con gli avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari.
Emanuele Scieri, nato e residente a Siracusa, laureato in giurisprudenza, ha 26 anni quando viene chiamato sotto le armi nel luglio del 1999 e sta già svolgendo pratica in uno studio legale.
Finito il Car (il centro addestramento reclute) a Firenze, Scieri viene trasferito alla caserma Gamerra con altri commilitoni il 13 agosto. Dopo aver sistemato i bagagli in camerata esce insieme ad altri coetanei per una passeggiata nel centro di Pisa e rientra in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non risponde.
Nonostante diversi colleghi riferirono all’epoca che fosse tornato in caserma, Scieri venne dato per non rientrato: a quell’ora probabilmente era già morto o è agonizzante. Il cadavere restò ai piedi della scala di una torre di asciugatura dei paracaduti – posto solitamente frequentato dagli ‘anziani’ della caserma – per tre giorni. Solo il 16 agosto venne ritrovato il cadavere.