Un funerale con tutti gli onori, celebrato 78 anni dopo la sua scomparsa. Il brigadiere Metello Mazzei morì il 3 marzo 1944, a soli 23 anni, nel campo di concentramento per prigionieri di guerra di Dorsten, in Germania. I resti del carabiniere montemurlese, dato per disperso dai familiari, sono rientrati invece nelle scorse ore a Montemurlo. «Oggi vivo una grande emozione — ha detto il sindaco Simone Calamai — perché torna a casa un nostro giovane concittadino che ha vissuto gli orrori della deportazione e della guerra: decise di non collaborare con i nazisti e morì per i valori di libertà, giustizia e pace che sono a fondamento della nostra repubblica e democrazia».
Dopo una breve cerimonia religiosa alla presenza del cappellano della Legione Toscana dei carabinieri, un drappello militare ha reso gli onori al brigadiere di cui, dopo l’armistizio del 1943, si erano perse le tracce.
La piccola urna di legno, avvolta nel tricolore, è stata affidata alle mani del nipote Giuliano Mazzei per poi raggiungere la pieve di San Giovanni Decollato alla Rocca. Alla cerimonia di consegna dei resti erano presenti il generale di Brigata Michele Vicari, il comandante provinciale dei carabinieri di Firenze Gabriele Vitagliano, e Gianluca Messineo, presidente dell’Associazione nazionale carabinieri di Montemurlo e artefice del ritrovamento di Mazzei.
Proprio Messineo durante alcune ricerche negli archivi storici dell’Arma, ha trovato un foglio ingiallito con i nomi di 95 ex internati toscani, morti nei campi nazisti e, tra questi, quello del montemurlese. Da qui l’inizio di una ricerca che ha consentito il ritrovamento del luogo di sepoltura del giovane soldato, la ricostruzione della sua storia e l’organizzazione del rientro in patria. Metello, come ricostruisce Messineo, di fatto morì di fame, arrivando a pesare 35 kg e nutrendosi esclusivamente di zuppe di rape e bucce di patate.
«Questo giovane — spiega Messineo — pagò a caro prezzo la sua voglia di libertà. In un momento così difficile in cui sembra prevalere l’egoismo di pochi a danno di molti, questo ci dice quanto le guerre siano una follia». Al funerale anche il comandante provinciale dei Carabinieri di Prato Francesco Zamponi, e il centenario Dante Nesi, amico di gioventù di Metello, entrambi contadini a Marucello dove ora sta proprio la tenenza dei carabinieri di Montemurlo, ed entrambi arruolati come carabinieri.
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