Militare sanzionato per un messaggio diffamatorio su WhatsApp: la decisione del TAR

Militare sanzionato per un messaggio diffamatorio su WhatsApp

Militare sanzionato per un messaggio diffamatorio su WhatsApp – Un militare è stato destinatario di una sanzione disciplinare per aver inviato, tramite WhatsApp, un messaggio dal contenuto diffamatorio nei confronti dell’ambiente di servizio a cui era stato assegnato. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) ha confermato la legittimità del provvedimento, ritenendo che l’Amministrazione potesse utilizzare il contenuto della conversazione per fondare la contestazione disciplinare, dal momento che il messaggio era stato reso noto dalla collega destinataria della comunicazione.

Il principio giuridico

Il TAR ha richiamato la giurisprudenza della Corte di Cassazione, secondo cui le affermazioni denigratorie espresse in una chat possono configurare il reato di diffamazione, anche se non diffuse pubblicamente. La comunicazione, infatti, può avvenire in un contesto privato e riservato, ma ciò non esclude la sua potenziale rilevanza disciplinare e penale.

La Cassazione ha più volte ribadito che la diffamazione non richiede necessariamente una diffusione su larga scala: è sufficiente che il contenuto offensivo venga condiviso con più persone o che venga rivelato da un partecipante alla conversazione. Di conseguenza, la collega che ha segnalato il messaggio non ha violato alcun principio di riservatezza o segretezza della corrispondenza, sanciti dall’art. 15 della Costituzione, né le norme sulla protezione dei dati personali.

L’utilizzo della conversazione da parte dell’Amministrazione

Una volta acquisita la conversazione, l’Amministrazione non poteva ignorarne il contenuto, essendo tenuta a valutare eventuali profili di rilevanza disciplinare nelle affermazioni del militare. Inoltre, la normativa di riferimento, in particolare l’art. 748, comma 5, lettera b) del d.P.R. n. 90/2010, impone ai militari determinati obblighi di comunicazione e di condotta, che devono essere rispettati anche nelle conversazioni private.

Militare sanzionato per un messaggio diffamatorio su WhatsApp: Conclusioni

Questa pronuncia conferma la possibilità per l’Amministrazione di adottare provvedimenti disciplinari nei confronti di militari o appartenenti alle forze di polizia per espressioni diffamatorie o denigratorie, anche se espresse in chat private, purché il contenuto sia stato reso noto senza violazione delle norme sulla privacy.

Il caso evidenzia come il principio della libertà di espressione debba sempre essere bilanciato con il dovere di lealtà e rispetto delle istituzioni, soprattutto per chi presta servizio in ambiti sensibili come quello militare.

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