Era entrato in accademia a soli 19 anni, l’ammiraglio Sergio Piantanida, morto ieri all’età di 101 anni, nella sua casa di Torre del Greco, provincia di Napoli. Amico dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi — i rispettivi genitori erano vicini di negozio —, nel 1941, aveva partecipato al secondo conflitto mondiale sul cacciatorpediniere «Lince» della Regia Marina Militari, prendendo parte a molte battaglie militari. La più famosa, forse, quella di Cefalonia, quando la nave sulla quale prestava servizio venne colpita dai sommergibili inglesi. Ma il giovane ufficiale, insieme ai suoi commilitoni, riuscirono a salvare gli armamenti arenando la nave a Tripoli. Dopo la fine della guerra, divenne ufficiale governativo sulle navi che trasportavano i deportati in Australia e Brasile.
Nel 1956 assunse il ruolo di insegnante di diritto della navigazione all’Academia navale di Livorno, per diventare poi ufficiale di rotta sulla nave scuola per gli allievi della Marina «Amerigo Vespucci». A bordo del veliero aveva girato il mondo. Il passo successivo, la carriera di comandante della capitanerie di porto prima a Palermo, poi a Napoli, Roma, Pescara, Castellammare, Torre del Greco e infine Salerno. A Trieste divenne ammiraglio comandante del Nord adriatico, a Napoli comandante del Sud Tirreno e presidente dell’Autorità portuale.
L’ultimo incarico l’aveva ricoperto a Roma, in qualità di comandante ispettore capo delle capitanerie di porto e segretario generale capo di gabinetto del Ministero della difesa. Venne insignito del titolo di cavaliere, poi commendatore, fino a raggiungere la più alta onorificenza: quella di grand’ufficiale della Repubblica agli onori militari. Gli stessi onori gli saranno resi lunedì mattina, nella Cattedrale di Castellamare di Stabia alle ore 11. Un picchetto d’onore, sciabole sguainate e otto fischi alla banda, accoglieranno il feretro dell’Ammiraglio più longevo D’Italia.
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